Tra gli obiettivi del governo anche quello di stimolare nuove assunzioni da parte delle aziende: per le imprese con più di mille dipendenti potrebbe arrivare allora il contratto a espansione. Dovrebbe correre in parallelo un piano di prepensionamenti anticipati di 5 anni con onere a carico dell’azienda e a cui si potrà aderire su base volontaria. Questo è il contenuto di un emendamento al Dl sviluppo che secondo quanto riferisce l’AdnKronos ha già ricevuto l’ok della Ragioneria di stato e si appresta ad essere approvato già nel corso della prossima settimana.
Contratto a espansione: misura “sperimentale”
La misura sarà sperimentata nel biennio 2019-2020 con un costo totale per le casse dello Stato pari a 70 milioni (40 milioni per il primo anno, 30 per il secondo). Come si diceva, sarà riservato alle aziende con un organico superiore ai mille dipendenti che stanno conducendo un piano di reindustrializzazione per cui necessitano di nuove competenze professionali. Insieme all’eventuale assunzione di nuovo professionalità, quindi, le imprese potranno procedere a una progressiva riduzione di orario dei lavoratori che non possono più essere utilizzati in modo proficuo.
Stipula del contratto
I contratti di espansione dovranno essere stipulati tra aziende, ministero del Lavoro e sindacati maggiori. In esso dovrà essere indicato il numero dei lavoratori da assumere insieme ai profili professionali richiesti per condurre il piano di reindustrializzazione. Inoltre, nel contratto si dovrà indicare la riduzione complessiva media dell’orario di lavoro precisando anche il numero dei lavoratori che tale riduzione interesserà.
Prepensionamenti
Nel contempo, è prevista un’indennità di prepensionamento per tutti quei lavoratori che si trovano a non più di 60 mesi dal conseguimento dei requisiti per andare in pensione. In sostanza, il datore di lavoro che vorrà risolvere il rapporto con un lavoratore prossimo alla pensione dovrà corrispondere a quest’ultimo un’indennità (mensile o in un’unica soluzione) fino alla maturazione del diritto alla pensione. Per tutti i lavoratori che non sono prossimi alla pensione ma che rientrano nella riduzione oraria questa non può essere superiore al 30%; tuttavia, può essere concordata una riduzione fino al 100% per tutto il periodo coperto dal contratto a espansione se necessario (entro i limiti di spesa posti dal Dl). Le professionalità a rischio saranno coinvolte in processi di aggiornamento che gli permettano di riprendere a lavorare: lo Stato garantirà comunque la Cassa integrazione straordinaria per 18 mesi.
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