Riforma Rai: M5S-Lega “va fatta è nel contratto”, ecco la proposta
Riforma Rai: M5S-Lega “va fatta è nel contratto”, ecco la proposta del Movimento 5 Stelle. Aumenta il peso dell’Agcom. Si riducono i membri del CdA
Nonostante non sia stato al centro del dibattito pubblico nelle ultime settimane, il riassetto e la riorganizzazione della Rai rimangono una preoccupazione importante per il governo gialloverde. L’ultimo attacco all’attuale formato della Rai è arrivato da Matteo Salvini nei confronti di Fabio Fazio (uno dei conduttori con la più alta retribuzione all’interno del mondo Rai). Il presentatore di “Che tempo che fa” è stato protagonista di una serie di botta e risposta a distanza con il Ministro dell’Interno.
In questi giorni, si è tornato a parlare della riforma della Rai in seguito alla risoluzione sull’incompatibilità di Marcello Foa come presidente Rai e della controllata RaiCom.
Il lato economico della riforma Rai. Le parole di Salvini e Di Maio
“Sulla Rai si possono e si devono tagliare i megastipendi, si devono ridurre le produzioni esterne e va ridimensionato lo strapotere degli agenti che dettano contratti e palinsesti. E già stata depositata una risoluzione della Lega.” Queste le parole di Matteo Salvini, che sembra continuare ad attaccare indirettamente Fabio Fazio, già “declassato” sulla seconda rete (spostato da Rai 1 a Rai 2 con il suo “Che tempo che fa”). Il ridimensionamento delle produzioni può ricordare, per certi versi, la provocativa proposta di far passare in radio una quota minima (una terza parte dello spazio) dedicata agli artisti italiani.
Per Di Maio, “serve approvare una legge per spezzare il legame tra la politica e la Rai. La TV pubblica è dei cittadini che pagano il canone, non dei politici. Diamo il via a questa riforma che è nel contratto di governo, oppure tagliamo il canone ai cittadini.”
La Rai che verrà: aumenta il peso dell’Agcom
Secondo la riforma avanzata dal Movimento 5 Stelle a firma Liuzzi, la nuova Rai dovrà basarsi sull’indipendenza dal potere politico, sulla meritocrazia e sull’accountability. La verifica degli adempimenti spetterebbe all’Agcom, che aumenterebbe largamente il suo peso e che giocherebbe un ruolo chiave anche nell’elezione dei 5 membri del Consiglio d’Amministrazione (numero che diminuisce, quindi, rispetto ai canonici sette). I nuovi membri del CdA sarebbero eletti in funzione di tre criteri chiave: indipendenza, onorabilità e competenza, e le candidature saranno sottoposte alla stessa Agcom. Tra tutti gli idonei, si procederebbe a un sorteggio per scegliere i 5 nuovi membri del CdA, discutendo il proprio progetto in audizione pubblica dinanzi alle commissioni parlamentari competenti.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it