La Rai è un argomento sempre abbastanza controverso per la politica. La più grande azienda culturale del Paese è stata sempre attraversata dalle correnti politiche che via via si sono alternate in Parlamento.
Il Governo del cambiamento con a capo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha messo nero su bianco le proprie intenzioni sul destino del servizio pubblico all’interno del famoso contratto stipulato da MoVimento 5 Stelle e Lega.
Abolizione Canone Rai 2019, il punto nel contratto del Governo
Al punto 27 dello stesso contratto si legge: “Per quanto riguarda la gestione del servizio radio televisivo pubblico intendiamo adottare linee guida di gestione improntate alla maggiore trasparenza, all’eliminazione della lottizzazione politica e alla promozione della meritocrazia nonché alla valorizzazione delle risorse professionali di cui l’azienda già dispone”.
Sull’argomento abolizione Canone Rai 2019 (o meglio riduzione) e riforma è tornato recentemente il capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio.
Secondo il vicepremier “serve subito approvare una legge per spezzare il legame tra la politica e la Rai. Il M5S ne ha una già depositata, che siamo pronti a discutere. La tv pubblica è dei cittadini, che pagano il canone, non dei politici. È ingiusto che paghino per tenerla in piedi così. Quindi approviamo subito la nostra legge, a firma Liuzzi, che punta a spezzare il cortocircuito tra politica e servizio pubblico, premiando il merito e la trasparenza, oppure tagliamo il canone agli italiani. Delle due l’una. La riforma Rai è nel contratto”.
Riforma Rai: proposta M5S
La frase del ministro allo Sviluppo Economico e del Lavoro circa una proposta legge per riformare la Rai, come riporta Adnkronos, ha come prima firmataria Mirella Liuzzi del M5S.
Sostanzialmente l’obiettivo della norma è di riformare radicalmente la governance della Rai. I 5 Stelle sono sostenitori di una tesi abbastanza netta: fuori la politica dalla Rai. La normativa proposta modifica l’impostazione ed i criteri di nomina del consiglio di amministrazione.
Il Cda passerebbe da 7 a 5: le cariche avrebbero una durata di 5 anni e non sarebbero rinnovabili. Se passasse la riforma non potrebbe essere nominato consigliere di amministrazione della Rai chi ha ricoperto nei 5 anni precedenti alla nomina cariche di governo, politiche elettive a qualunque livello, ruoli nei partiti, oltre che soggetti interdetti dai pubblici uffici e condannati.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it