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Le modalità del pignoramento del conto corrente, negli ultimi tempi, sono radicalmente cambiate. Vediamo di seguito cosa è utile sapere su questo tema, quali sono le tempistiche e come difendersi da un iter giudiziario.
Pignoramento conto corrente: il contesto attuale
Come accennato, oggi l’iter di pignoramento conto corrente può dirsi rivoluzionato: con la scomparsa, ad inizio anno, di Equitalia S.p.A., peraltro negli anni al centro spesso di numerose polemiche e contestazioni, oggi abbiamo uno scenario differente. Infatti, per ciò che attiene (anche) alle modalità del pignoramento in oggetto, l’esercizio delle funzioni è ora svolto dalla neocostituita Agenzia delle Entrate-Riscossione. Tale Agenzia può definirsi come un ente pubblico economico strumentale, collegato all’Agenzia dell’Entrate e controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
L’ente citato ha poteri diversi e ulteriori rispetto a quelli che furono di Equitalia, tanto che si può affermare che potrà aver accesso alle banche dati di istituti come l’INPS, all’Anagrafe Tributaria e a tutte le informazioni e dati utili ed idonei per chiudere positivamente il processo di pignoramento.
Insomma tale Ente oggi può tranquillamente far bloccare il conto corrente, cui ha libero accesso e pignorare le cifre corrispondenti al debito del privato. Il segreto bancario può dirsi non più un principio assoluto. Tra l’altro, potendo accedere a banche dati come quella dell’INPS, sarà agevole scoprire i dati personali relativi, ad esempio, al rapporto di lavoro e procedere così al pignoramento di stipendio, indennità ecc.
Ciò che appare opportuno chiarire è che, nel nuovo contesto, non serve più aver attivato, previamente, un procedimento giudiziario per procedere con l’avvio del pignoramento, e aver ottenuto un’autorizzazione del magistrato. Ciò sarà obbligatorio, infatti, soltanto per debiti che non abbiano natura fiscale: in caso contrario, scatterebbe questa sorta di “corsia preferenziale” a favore del Fisco.
È evidente però che, sia si faccia riferimento ad un giudice sia che si possa procedere senza, il pignoramento conto corrente sarà sempre facilitato, con maggiori possibilità di accesso a tutte le informazioni private per realizzarlo. In questo contesto, soggetti come Poste Italiane o un qualsiasi Istituto di credito fungono da terzi intermediari per la buona riuscita dell’iter, e provvedono, come indicato, al blocco effettivo del conto corrente del debitore.
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Come può comportarsi il debitore?
Laddove ad un debitore sia notificato un avviso di pignoramento conto corrente, è data comunque possibilità di tutelarsi di conseguenza. Entro 60 giorni dal giorno della notifica di questo atto, infatti, potrà dar luogo ad una richiesta di rateizzazione del debito: poter diluire il pagamento nel tempo significa, in alcuni casi, avere maggiori possibilità di saldare il proprio debito. Occorre specificare che lo sblocco del conto sarà disposto soltanto laddove la richiesta, anzitutto, sia accettata e sia stato effettuato, poi, il pagamento della prima rata. L’immediato vantaggio per colui che è obbligato a pagare è che sono attenuati i rischi connessi al mancato pagamento e che, almeno temporaneamente, con una rateizzazione sono ripristinate le funzionalità del proprio corrente (almeno fino a nuovo mutamento della situazione).
In conclusione, laddove l’iter di pignoramento richieda l’intervento del giudice (debiti non fiscali), occorrerà attendere il suo pronunciamento, per poi avviare di fatto l’iter di pignoramento conto corrente, secondo le modalità più veloci ed invasive del nuovo contesto. Insomma il creditore (cittadino, impresa, società ecc.) dovrà servirsi dell’autorità giudiziaria per veder tutelate le sue ragioni.
Nel caso invece si tratti di debiti legati al Fisco, non servirà il giudice, in quanto la cartella di pagamento è già di per sè esecutiva, al pari di un atto di precetto. Pertanto, l’Agenzia delle Entrate potrà attivare l’iter di pignoramento conto corrente se, dopo 60 giorni dalla notifica della cartella, quest’ultima non è stata ancora pagata.
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