La recente intervista rilasciata da Roberto Fico a Repubblica crea un ulteriore spaccatura all’interno del Movimento 5 Stelle. Il Presidente della Camera dei Deputati si è scagliato – senza troppi giri di parole – sia contro Di Maio (per la gestione delle dinamiche interne del partito), sia contro il partner di governo, Matteo Salvini (per la politica migratoria e la gestione della crisi della Sea Watch 3).
Per Roberto Fico, bisogna tornare a decisioni collegiali e non imposte dall’alto
Roberto Fico rientra tra i primissimi attivisti di spicco del Movimento delle origini, fondato prevalentemente sui meet-up e sulla partecipazione locale. Storico compagno di lotte di Paola Nugnes – la senatrice pentastellata che ha deciso recentemente di passare al gruppo misto -, il presidente della Camera si lascia andare ai microfoni di Repubblica e critica l’organizzazione e il processo decisionale del Movimento, imposto dal capo politico del partito.
Le parole di Roberto Fico a Repubblica: “serve visione politica e bisogna trovarla tutti insieme”
“Chiedo a tutti di volare alto: serve visione politica, bisogna trovarla tutti insieme. Quello che serve è uno spazio dove tutti possiamo parlare del perché non ha funzionato, di cosa si sta sbagliando, di come elaborare la linea politica collegiale, ridefinire i valori, prendere decisioni di volta in volta. Questa è la proposta che ho fatto: spazi che permettano di ragionare insieme e capire la strada percorsa o da percorrere. Non c’è mai stato solo il blog, ma anche un innovativo percorso territoriale, partecipativo, di visione che è da recuperare perché oggi è diventato molto più scarno”.
L’attacco a Di Maio segue la linea argomentativa di Paola Nugnes, compagna di lotte (in particolare per l’acqua pubblica) nel partenopeo. Roberto Fico, però, critica anche Matteo Salvini.
Fico contro il ministro dell’Interno: “la battaglia vera deve farla in Europa”
Nella sua intervista a Repubblica, il presidente della Camera ha voluto affermare la propria posizione circa la gestione della crisi della Sea Watch 3. Dopo 15 giorni, la capitana Carola Rackete ha deciso di entrare in acque territoriali italiane, “sfidando” il Viminale.
“Non penso che chiudere i porti sia una soluzione di governo dell’immigrazione. Servono regole certe, criteri giusti, corresponsabilità europea. A Lampedusa arrivano 100 migranti mentre la Sea Watch è al largo. L’Italia è assolutamente in grado di gestire il salvataggio di quelle persone e la battaglia vera deve farla in Europa per la revisione del regolamento di Dublino. Bisogna far comprendere che la gestione dei migranti in mare, che devono essere salvati sempre senza se e senza ma, deve essere comune”.
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