Che si voglia misurare in euro o in dollari il risultato non cambia. Il mercato del gioco on line a livello mondiale è in perenne crescita.
Nel 2018 secondo gli ultimi dati ha raggiunto un giro d’affari di 45,2 miliardi di euro, che corrispondono a 52 miliardi di dollari. Dieci anni prima parlavamo di un volume pari a 16,9 miliardi di euro.
Una crescita considerevole negli ultimi anni per il mercato mondiale del gioco, un trend che tra l’altro sembra davvero inarrestabile.
Si è trattato di un progresso regolare che non ha neanche subito i rovesci delle recessioni che si sono verificate in Europa e negli USA.
Probabilmente perché l’importanza dei Paesi più avanzati è sempre minore. Anche in questo ambito i mercati emergenti dicono sempre più la loro, e se la porzione dell’Europa è aumentata, anche se a ritmi blandi, quella del resto del mondo è cresciuta molto più velocemente tanto che nel 2021 dovrebbe costituire quasi la metà del totale.
Gioco on line, gli australiani i più appassionati
Non stupisce allora come risultino gli australiani i giocatori più accaniti. In media spendono 990 dollari a testa in un anno, superando forse un po’ a sorpresa i cugini inglesi, fermi a quota 360 dollari.
Vengono poi gli abitanti di Singapore, con 645 dollari, gli irlandesi con 500, i finlandesi, gli americani, con 490.
Gli italiani sono davanti agli inglesi, con 360 dollari di spesa.
Il gioco per eccellenza è quello della roulette o delle slot machines, che viene ospitato dai casinò. E i casinò sono tra i protagonisti infatti anche on line. Il business a essi collegato è cresciuto dai 30 miliardi di dollari del 2011 ai 51,5 del 2017, seguendo l’andamento generale.
Se la metà del fatturato viene ancora dalle scommesse, un buon 26% proviene dai casino online, mentre sono staccati il poker, il bingo e le lotterie in rete.
Detto ciò, il gioco online incontra i favori di tutte le età. Nel Regno Unito infatti il 24,5% dei giocatori ha tra i 25 e i 34 anni, mentre il 22,8% tra i 35 e i 44 anni. Ma non sono pochi però nè i giovanissimi, avendo il 12,8% tra i 16 e i 24 anni, nè i più maturi. Il 12,1% ha infatti superato i 65 anni.