Abbiamo parlato di scarpe e calzini, oggi saliamo e arriviamo ai pantaloni – ovvero quelli che buona parte della popolazione maschile reputa siano i jeans e basta. In realtà il jeans è un tessuto nato per il lavoro manuale ed è caldo d’estate e freddo d’inverno, di rado è elegante e lo mettiamo perché retaggio delle medie e del liceo, quando se non li avevi addosso venivi bullizzato. Ma oggi le regole del gioco sono cambiate, ed è ora di adattarsi. Vediamo i punti salienti.
Il taglio
Che sia cotone, lana o jeans, il taglio giusto per un uomo adulto è chiamato classico o “a sigaretta”. Il taglio “skinny” ha la rara capacità di star male a tutti. Rende le gambe lunghe e sottili, per questo le donne ne vanno matte ma sugli uomini trasmettono fragilità e debolezza se sei magro, e fanno effetto cono gelato se sei sovrappeso. Il taglio “baggy”, ossia quello da rapper che ho portato per buona parte dei miei vent’anni, trasmette povertà e immaturità. Non è un caso se è nato nel Bronx quando i neri giovani dovevano mettere le braghe dei parenti.
Le cuciture
Qui (e nelle pence) vedi quanto costa un paio di pantaloni. I jeans hanno la doppia cucitura esterna con filo grosso, facile da fare e robusta. I chinos, invece, hanno la cucitura interna con filo sottile dello stesso colore del pantalone, e una cucitura zigrinata all’interno per chiudere i due bordi di stoffa in modo che non si disfi. In base a quanti filetti spuntano fuori si vede l’arte e l’impegno del sarto che li ha fatti.
A questo proposito, se vai da un sarto e chiedi quanto vuole per un paio di pantaloni su misura, e lo paragoni al prezzo di quelli che compri, avrai una piacevole sorpresa: dei pantaloni fatti per te da un sarto italiano costano meno, sono fatti meglio e con stoffe migliori di quelli che compri di marca. Se invece la tua vita balla al suono di no tengo dinero, vai nei discount tipo OVS e trovi chinos accettabilissimi, ora che sai cosa guardare.
La forma
Ci sono due tipi di pantaloni da uomo: quelli a jeans, con le tasche anteriori a forma di J e le tasche posteriori a toppa. Poi i chinos, che hanno le tasche anteriori diagonali e quelle posteriori interne. Mentre il taglio jeans è sempre uguale, i chinos possono essere stirati con la riga in mezzo, che slancia parecchio ma ha bisogno di essere stirata di frequente (a patto non abbia la riga già cucita), oppure restare piatti ed essere più rilassati.
Nei dettagli hanno molte variazioni: le pence (che vedi qui sopra), comode per quando ti siedi e nate per mascherare le tasche piene. La chiusura a due o tre bottoni: uno interno e uno esterno, a volte a scomparsa. Sono dettagli a gusto, spesso microscopici.
Passanti e chiusure
Un pantalone classico ha i passanti per la cintura, un pantalone formale no; all’interno dovrebbe avere i bottoni per le bretelle, prima che nascessero quelle a pinza. In realtà oggi è tutto in vacca e anche sui red carpet si vedono errori grossolani, tipo smoking senza fusciacca (wtf, guys) o abiti tre pezzi con la cintura.
L’orlo
Ogni volta che compri un paio di pantaloni, qualunque essi siano, devi spendere 5-10 euro per farti fare l’orlo da un sarto. O imparare a farlo tu, non è difficile. Non è facoltativo. Ci sono quattro tipi di orlo: full, half, quarter o no break. Personalmente sono un fan del quarter; quando ti siedi mostra il minimo di calzino e in piedi la linea sta bella dritta.
…e il risvolto
In alcuni pantaloni formali viene fatto il risvolto. È un vezzo della moda che va e viene da 300 anni e ha i suoi estimatori, ma nelle situazioni formali NON VA BENE. Anche se ben fatto e cucito, è come una manica arrotolata. Alle donne non piace o è indifferente, quindi vedi tu se vale la pena farlo. In caso di eredità o acquisto di seconda mano, un sarto può farli sparire facilmente.
Sui pantaloni informali o i jeans il risvolto fatto a mano è un classico eterno dei bimbi che hanno ereditato i pantaloni dei fratelli. È dolce e ridicolo. Due parole che non vanno mai associate a un uomo in piena maturità sessuale.
La stoffa
Molti credono che più si è nudi, più si sta freschi. Non è vero un picchio, altrimenti i beduini girerebbero in perizoma. I tessuti non devono essere pochi, devono traspirare e riparare la pelle dal sole. Un paio di pantaloni di lino lunghi tengono molto più fresco di un paio di bermuda di cotone o di jeans, perché proteggono la pelle e lasciano traspirare il calore. Il Tencel – o Lyocell – è una manna dal cielo ed è ecologico, economico, fresco – e quindi difficile da trovare. Un completo seersucker e una polo non sarà come stare in mutande, ma ci va vicino e fa un effetto assai migliore.
Insomma, ogni stagione ha le sue stoffe, spesso sconosciute al grande pubblico. Ne parleremo più avanti, quando entreremo nell’ambito colori e stagioni.
Pantaloni corti (detti bermuda)
L’unico posto in cui si possono indossare è se la gente ti chiama “bambino” oppure sei in una località balneare. E anche in quel caso, con moderazione. Le gambe delle donne più sono scoperte e più ci mettono di buon umore, viceversa quelle da uomo sono pelose, tozze e brutte. Se sei un ventenne sportivo ed è tutto un guizzar di muscoli puoi fregartene, e comunque questa guida non ti riguarda.
Se invece sei un adulto sedentario, o uno che in palestra non allena le gambe, mettili sapendo che potresti trovarti a passeggiare vicino a questo tizio qui sopra. Vedi tu.
La lunghezza giusta per un pantalone corto da uomo è sopra il ginocchio. Essendo informalissimissimi, si portano senza calzini (ovvero coi fantasmini o le suolette) assieme a scarpe informalissime: boat shoe, mocassini morbidi o scarpe da ginnastica. Con le espadrillas sarebbe meglio di no, ma in spiaggia ci sta. La forma giusta è quella di un pantalone classico con l’orlo cucito. Tinta unita, tasche regolari jeans/chinos senza tasconi aggiuntivi o spiritosi. La stoffa è cotone (MAI JEANS CORTI, MAI, CRISTO) o lino. Qualsiasi sgarro a queste regole li renderà inguardabili dopo un anno e ridicoli dopo 10.
Per la regola delle proporzioni: non mettere bermuda e polo.
Una delle due parti dev’essere coperta; quindi o polo e pantaloni lunghi, o camicia e pantaloni corti. Una buona soluzione coi bermuda è la camicia di lino comoda con le maniche arrotolate; è più leggera e traspirante di una maglietta. Se invece scegli la camicia di cotone, tienila dentro i pantaloni e arrotola le maniche. Se c’hai troppe birre sulla panzacoscienza, tienila fuori.
Oggi pomeriggio: i jeans e come metterli, così ce li togliamo dalle scatole.