Può succedere che un lavoratore firmi un contratto, le cui caratteristiche però non rispecchiano di fatto il suo inquadramento nell’azienda. In questi casi, non si parla di lavoro nero, bensì di lavoro grigio: così infatti è definito nel gergo. Vediamo di seguito di capire cosa fare, nello specifico caso un dipendente, pur essendo soggetto ad un contratto a tempo pieno e al relativo orario di lavoro, riceva la consegna di una busta paga con meno ore. Ecco come comportarsi.
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Busta paga con meno ore indicate: dove leggere?
È chiaro che un dipendente full-time ha diritto a vedersi applicato, anche in busta paga, l’orario full-time e non part-time, in modo tale da ricevere una retribuzione proporzionata all’impegno prodotto in azienda. Anzi, è contrario alla legge il comportamento del datore di lavoro che inquadri il suo dipendente in modo part-time (o comunque con un numero inferiore di ore al full-time), quando invece risulta impiegato a tempo pieno.
Allo stesso modo, è illegittima la condotta dell’azienda che paghi il proprio lavoratore per un numero di ore inferiore rispetto a quelle lavorate nell’arco di un mese. In queste circostanze, le ore non debitamente indicate costituiscono un danno per il lavoratore, in quanto le varie tutele a lui spettanti, come ad esempio la pensione e le indennità, sono proporzionate alla sola retribuzione dichiarata.
Tra le varie informazioni indicate in busta paga, nei vari riquadri da cui è composta, agevolmente si può trovare anche il numero di ore lavorate nel mese, moltiplicate per retribuzione all’ora, come da contratto; alternativamente, è possibile rintracciare in essa le giornate lavorate durante il mese, moltiplicate per la paga giornaliera. Di solito, le ore lavorate sono anche annotate nel calendario delle presenze.
Come comportarsi in caso di meno ore indicate?
Se il dipendente si è accorto che nella busta paga sono segnate meno ore di quelle effettivamente lavorate, ciò potrebbe essere a causa di un errore, per il quale è possibile chiedere correzione all’azienda; ma questo soltanto se ci si accorge della svista entro il 16 del mese successivo al periodo di retribuzione. Altrimenti, successivamente non varrà la correzione, bensì l’eventuale richiesta di erogazione della differenza spettante, negli stipendi dei mesi a seguire. Si tratterà insomma del pagamento di arretrati.
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Laddove invece ci si trovi di fronte ad un inquadramento contrattuale, previsto in busta paga, diverso (part-time) da quello che è effettivamente il lavoro quotidiano (full-time), allora bisogna comportarsi diversamente. In queste circostanze, con tutta probabilità si tratta di un vero e proprio illecito del datore di lavoro, per avere meno spese, a danno però dei lavoratori. Una situazione simile è quella in cui le ore lavorate siano ripetutamente segnate in busta paga, in un numero inferiore a quello effettivo.
In questi casi, è auspicabile un intervento correttivo da parte dell’azienda, o altrimenti è meglio fare una comunicazione formale all’azienda tramite pec o raccomandata, con cui richiedere espressamente, anche con il supporto di un avvocato, la regolarizzazione della situazione. Se non dovesse bastare, ci si potrà rivolgere all’Ispettorato Territoriale del Lavoro o al sindacato di competenza, al fine di un iter di conciliazione. Se non bastasse neanche questo, l’unica alternativa possibile sarebbe quella della causa in tribunale al proprio datore di lavoro.
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