Su Libero, Filippo Facci commenta quello che alcuni parlamentari vanno borbottando sottovoce tra i banchi di Montecitorio: perché per gli uomini c’è l’obbligo di giacca, mentre le donne possono girare seminude? In effetti questa legislatura sta regalando al paese un florilegio di abiezioni estetiche che spaziano dal tizio che ha accolto la delegazione in maglietta, al parlamentare in sandali tattici, alle parlamentari modello badessa alla festa di quartiere.
Perché gli uomini devono mettersi la giacca?
Fosse per me estenderei l’obbligo di cravatta a qualunque zona dotata di energia elettrica, ma la motivazione è contenuta nell’adagio “una donna si veste, un uomo si copre”. La nostra capacità di degrado estetico è possente quanto verticale; dai a un uomo libertà di vestirsi e in tre mesi appariranno crocks, magliette con scritte ironiche, bermuda a quadrettoni, in due anni sarà tornato a perizomi, pelli d’orso e copricapi a testa di lupo. L’obbligo di giacca è stato creato dagli antichi come riferimento; quei poveri ingenui pensavano che dai, tutti gli uomini sanno vestirsi, lo scriviamo pro forma e invece quella regola è diventata l’ultima linea di difesa.
Perché le donne no?
Forse perché nessuno aveva previsto le donne sarebbero entrate in politica. Nilde Iotti non avendo indicazioni precise si presentò prima con vestiti a fiori sotto al ginocchio senza scollatura; poi, presa sicurezza, mise i tailleur. Ci sono state donne molto eleganti, dopo di lei; la Pivetti va citata, ma a Montecitorio di rado ho visto donne vestite bene come la Boldrini. Mai appariscente, mai egocentrica, mai cafona, ogni volta che la guardo penso che sarei orgoglioso di essere rappresentato da una persona così nel mondo, o di farci una trattativa economica.
Di uscirci a cena, molto meno.
Ma le parlamentari cafone, allora?
È quello che non capisco nemmeno io. Di chi si stupisce, dico. Le persone all’interno di Montecitorio non provengono da un sottobosco culturale alto. Sono persone semplici, prive di titoli di studio o esperienze, non hanno mai frequentato ambienti dove l’eleganza conta. Non hanno alle spalle famiglie abbienti, non me li vedo in un circolo canottieri, un Rotary club o una partita di polo.
Per loro “eleganza” significa vestirsi per uscire fuori la sera e andare in discoteca, o in qualche pub. Sono stati scelti esplicitamente per questo. È il loro cavallo di battaglia, ricordate il tizio che in macchina voleva cambiare il sistema perché si era presentato in un locale con la camicia da boscaiolo e l’avevano rimbalzato? Quelli sono.
Rappresentano i loro elettori.
Forse è giusto che vadano nel cuore della città eterna “con Google maps” vestiti come se andassero al compleanno di Bepi Sbrisa. Vengo da un posto dove ai matrimoni c’è chi si è presentato in polo e bermuda, altri in completo sabbia e scarpe da ginnastica. Quando guardo le parlamentari mi vergogno profondamente per loro, le trovo maleducate, fuori luogo e arroganti come tutti gli ignoranti. Ma sono il governo e rappresentano i voti di milioni di persone.
Chi sono io, per dire come si dovrebbero vestire? Il mio popolo è la mia famiglia, ed è fatto anche da queste persone. Continuerò a collezionare giacche di tweed e cravatte regimental per i fatti miei, prendendo atto – assieme al resto del mondo – che oggi nella terra dell’eleganza italiana le parlamentari passano in rassegna l’esercito vestite da spiaggia. Come disse Jack Sparrow, sono miserie che si commentano da sole.