Moldavia: Timofti è presidente, ma il futuro resta un’incognita
Nel 2010 la coalizione di centro-destra indisse un referendum costituzionale per permettere l’elezione del presidente a suffragio universale, ma il referendum non superò il quorum e fu invalidato. Vista l’impossibilità di eleggere un nuovo capo dello stato il parlamento venne sciolto ancora e furono indette nuove elezioni, che si tennero nel novembre del 2010. Dalle urne uscì una situazione di stallo. Le elezioni riconfermarono, infatti, al potere la coalizione filo-occidentale (che ottenne 57 seggi contro i 44 ottenuti dal PCRM) ma questa continuava a non avere i numeri per eleggere un nuovo capo dello stato.
[ad]In dicembre del 2011 naufragò la candidatura presidenziale del leader del Partito Democratico e presidente a Interim Marian Lupu che non riuscì a ottenere i 61 voti necessari per essere eletto. La coalizione di governo propose, allora, di indire un nuovo referendum costituzionale al fine di semplificare le procedure per l’elezione del Presidente ma questa proposta scatenò l’ira dei comunisti che riempirono le piazze della capitale Chişinău di manifestazioni in “difesa della costituzione“ e chiesero a gran voce elezioni anticipate. Vladimir Voronin, leader del Partito comunista, proclamava che “Questo governo è anti-costituzionale e le elezioni anticipate costituiscono l’unico modo di emergere dallo stallo”. Lo stallo invece é stato superato dal voto in favore del candidato dell’AIE di Igor Dodon e di altri due deputati comunisti che, come abbiamo detto, hanno fatto defezione dal partito comunista e si sono uniti ai socialisti. Il fatto che l’AIE sia riuscita infine ad eleggere un presidente pro-occidentale (pro-rumeno) appare come una indubbia sconfitta nella strategia dei comunisti.
Un futuro incerto
L’elezione di Timofti pone, come abbiamo detto, formalmente fine a questo tumultuoso periodo di crisi politica, ma le difficoltà non sono finite per la Moldavia. Non tutti, infatti, credono che Timofti abbia il talento politico necessario per guidare il paese in questa difficile congiuntura. La Moldavia resta un paese fragile e diviso. Le prossime elezioni parlamentarie sono previste nel 2014. Da qui a allora il governò potrà governare senza la spada di Damocle delle elezioni anticipate. Può contare, inoltre, su una maggioranza allargata ai tre transfughi ex-comunisti. Resta da vedere come l’AIE e il primo ministro Filat navigheranno in questa difficile situazione politica e economica.
di Eitan Yao
di Eitan Yao