Veltroni lascia, Pd nel caos. Liveblogging di Termometro Politico
19:17 Segretario di transizione, con un mandato temporale limitato in grado di gestire il partito per i prossimi mesi. Sarebbe questa l’ipotesi più accreditata verso la quale starebbe inclinando il dibattito all’interno del Pd per il dopo Veltroni. Oggi, nel corso del coordinamento, se ne è discusso, prendendo in esame le varie ipotesi sul tappeto e le soluzioni più praticabili considerando che il partito è atteso al risolutivo appuntamento elettorale delle europee. Il confronto continuerà domani a partire dalle 8.30, quando è stato nuovamente convocato il coordinamento. Se dovesse essere adottata la soluzione del segretario-ponte, allora, con tutta probabilità sarebbe l’attuale numero due Dario Franceschini a prendere in mano le redini del partito. Finora si tratta solo di ipotesi che andranno via via valutate e stabilite collegialmente. Sempre per domani è annunciata, dopo le 11, la conferenza stampa di Walter Veltroni che dovrà spiegare le ragioni che lo hanno indotto a lasciare la segreteria del Pd. (Adnkronos)
[ad]19:07 PD: FRANCESCHINI PROBABILE REGGENTE FINO A CONGRESSO – ROMA, 17 FEB – Il percorso sarà definito solo domani nella riunione del coordinamento ma, a quanto si apprende, l’ipotesi più probabile per il dopo-Veltroni è che sia Dario Franceschini a gestire il Partito democratico fino al congresso che si potrebbe svolgere tra luglio e ottobre. La proposta del percorso da seguire sarà decisa domani e avanzata all’assemblea nazionale che in base allo statuto dovrebbe votare il reggente. Il confronto però nel partito è ancora aperto anche perchè c’è chi sostiene che a questo punto sia meglio andare a congresso anticipato prima delle europee. (ANSA)
19:02 Comincia domani alle 8.30 la nuova fase del Pd chiamata a gestire il post-Veltroni. Domani, infatti, si riunisce nuovamente il coordinamento del partito che dovrà cominciare ad abbozzare i passaggi, anche regolamentari, per la gestione del partito. Il Pd, in queste ore, è una sorta di cantiere aperto che è chiamato a delineare una strategia credibile in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Si tratterà in primo luogo di stabilire chi e come dovrà garantire la transizione fino al congresso o se, nel caso, le assise potranno essere anticipate senza interferire con la campagna elettorale per le europee evitando di indebolire ulteriormente il partito reduce dalla brutta sconfitta elettorale in Sardegna e segnato dalle dimissioni del suo segretario. «Lo statuto dice che il segretario può anche essere eletto dalla assemblea costituente – ha riferito il portavoce Andrea Orlando – ma in questo caso sarebbe un segretario di transizione, ovvero un segretario che ha una sua temporaneità. Ma nulla è stato deciso, domani cominciamo ad esaminare e a valutare ciò che è più giusto e corretto fare». Il segretario di transizione o con un mandato pieno stabilito dal congresso, o ancora un comitato di gestione: comunque vada, qualunque sia la decisione che emergerà dall’esame avviato, il partito dovrà comunque affidarsi al voto finale dell’assemblea congressuale, l’organo legittimato per statuto a prendere decisioni di questa portata. «Domani – ha riferito ancora Orlando – decideremo quale percorso attuare. Oggi non lo abbiamo fatto. Ciò che è certo è che alla fine dovrà essere coinvolta l’assemblea congressuale e che sarà chiamata a votare ogni decisione». (Adnkronos)
18:55 «Mi assumo le responsabilità mie e non. Basta farsi del male, mi dimetto per salvare il progetto al quale ho sempre creduto». Con queste parole il segretario del Pd Walter Veltroni ha spiegato, a quanto si apprende, la sua decisione irrevocabile di dimettersi da segretario del Partito democratico davanti al coordinamento del partito. Veltroni si è assunto la responsabilità dei suoi errori e anche della sconfitta in Sardegna, ma ha spiegato di non voler rimanere «per fare logorare me e la possibilità del Pd di esistere». Il segretario del Pd è apparso determinato a non tornare indietro dalla sua decisione nonostante l’insistenza del vertice del partito perchè rimanesse al suo posto. Veltroni ha spiegato la fatica a gestire un partito caratterizzato da continue divisioni, distinguo e polemiche. «Spesso mi sono trovato i bastoni tra le ruote», avrebbe spiegato il segretario facendo alcuni esempi come la trattativa sulla riforma della legge elettorale europea, concordata in un coordinamento allargato ma subito dopo contestata. O ancora le varie prese di posizione sul testamento biologico come sulla politica economica. «Io mi assumo le mie responsabilità – avrebbe aggiunto – e quindi mi dimetto per salvare il partito». Per oggi il leader democratico non parlerà e domani alle 11 terrà un incontro con la stampa per spiegare le ragioni delle sue dimissioni. (ANSA)
(per continuare la lettura cliccare su “5”)