Si parla soprattutto dell’immigrazione dall’estero, ed è naturale, è al centro dell’attenzione dei media a livello internazionale.
Tuttavia gli spostamenti più importanti sono quelli interni, e che interessano coloro che, italiani o stranieri, si trasferiscono da una regione all’altra, da una provincia all’altra, o magari anche solo nel comune vicino.
Nel 2017 per esempio i cambi di residenza sono stati più di 1,3 milioni.
Tradizionalmente da sempre la direzione è sempre stata Sud-Nord, ma con significativi cambi di direzione per alcune aree. Per esempio il Veneto da terra di emigrazione è divenuta terra di immigrazione. Il Piemonte ha invece perso parte dell’attrazione che aveva negli anni ’50-’70.
Nella mappa interattiva vediamo quali erano le province più attrattive nel 2017, con il tasso migratorio interno per 1000 abitanti.
In testa vi è Bologna, con un tasso positivo di 5,2 per mille abitanti. Segue Modena con 4. Si tratta di un’area tra le più dinamiche a livello economico, soprattutto industriale, che attira italiani del Sud, anche per motivi di studio, nonché stranieri che già erano presenti in altre aree d’Italia.
Trieste è terza con 3,9, seguita da Bolzano, che è la provincia con il tasso di disoccupazione più basso, con 3,5, alla pari con Pordenone.
Immigrazione interna, Crotone e Caltanissetta a fondo classifica
Al Sud invece la situazione appare particolarmente tragica. La provincia, peggiore, Caltanissetta, ha perso nel 2018 8,6 abitanti ogni 1000. È in compagnia in questo di Crotone, con -6,9, di Reggio Calabria con -6,5%.
Napoli è la provincia più grande tra quelle del Sud, e ha perso 5,8 persone ogni 1000, che si sono trasferite al Nord.
Vi sono anche alcune eccezioni al paradigma Nord-Sud, per esempio Rovigo è tra le province che perdono popolazione, con un tasso di migrazione interna negativo per 1,8. È l’unica area del Veneto rimasta in un certo senso povera e tagliata fuori dalla crescita che ha caratterizzato la regione.
In negativo, di 0,4, anche Vercelli in Piemonte, nonché due province toscane, Pisa e Massa Carrara. In particolare Pisa vede un saldo negativo di 1,6, nonostante l’università.