Web Tax Francia 2019: approvata tassa sui giganti tecnologici
Web Tax Francia 2019: Parigi all’attacco dei tech giants, tassa da almeno 400 milioni all’anno. Gli USA reagiscono. Decisione di forte impronta geopolitica.
Una tassa di circa il 3% sui profitti registrati in Francia delle grandi aziende tecnologiche. È quanto approvato nella giornata di giovedì dal Senato di Parigi, dopo il passaggio affermativo all’Assemblea Nazionale della scorsa settimana. Il provvedimento del governo Macron è intenzionato a contrastare una delle più importanti controversie intorno al modello economico dei giganti del settore.
Questi offrono i loro servizi, vendono i loro beni e realizzano profitti in pressoché tutti i paesi del globo. Eppure, contribuiscono fiscalmente alle entrate di pochissimi di questi. Vale a dire, quelli che offrono condizioni particolarmente favorevoli dal punto di vista del regime fiscale. La nuova imposta colpirà le aziende con un fatturato superiore a 750 milioni di euro annuali, di cui almeno 25 realizzati in Francia. Sarà attiva retroattivamente dall’inizio del 2019, e secondo le previsioni dell’Eliseo porterà almeno 400 milioni di euro nelle casse dell’erario transalpino.
Il Ministro all’Economia francese Bruno Le Maire ha affermato che la Francia è assolutamente libera di esercitare la sua sovranità dal punto di vista fiscale e che la decisione è compatibile con i regolamenti esistenti. I paesi europei sono finora andati in ordine sparso sul tema: Irlanda, Svezia, Repubblica Ceca e Finlandia hanno finora impedito l’adozione di una misura comune su scala continentale.
Web Tax Francia 2019: cavallo di battaglia dei Liberali
La tassazione di aziende come i GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple) è un imperativo dei Liberali europei, usciti rafforzati dall’ultima consultazione continentale. Si tratta della famiglia politica di cui fa parte En Marche, il partito di Macron. Non a caso, una delle spitzenkandidat dei Liberali alla guida della Commissione era Margrethe Vestager, ex commissaria alla Concorrenza.
Vestager nel corso del suo mandato ha emesso numerosi provvedimenti contro i giganti tecnologici, imponendo ad esempio ad Apple di restituire più di 10 miliardi di euro al fisco irlandese per aver violato le normative europee sugli aiuti di stato. Per assurdo, scontentando la stessa Irlanda (che guadagna fortemente da questo modello fiscale) oltre che l’azienda di Cupertino.
Circa 30 aziende, non tutte statunitensi ma anche cinesi, tedesche, spagnole saranno interessate dalla nuova tassa. Per capirne la rilevanza in termini economici del provvedimento approvato in Francia, basti guardare al caso di Amazon in Gran Bretagna. L’azienda di Jeff Bezos ha pagato nel 2017 tasse per 1,7 milioni di sterline di fronte a vendite effettuate nel paese per un valore di circa 72,3 milioni.
Web Tax Francia 2019: gli Usa reagiscono
Siamo di fronte ad una decisione con chiare ripercussioni geopolitiche. L’Unione Europea è stata finora terra di conquista delle grandi aziende americane (e sempre di più lo è di quelle cinesi), capaci di approfittare delle condizioni fiscali favorevoli garantite da paesi come Irlanda e Lussemburgo per ottenere maggiori profitti.
La tassazione dei tech giants da parte della Francia potrebbe essere un primo passo nella corsa europea allo sviluppo di una strategia complessiva sul tema tecnologico. Capace non solo di recuperare introiti, ma anche di creare le condizioni per svincolare Bruxelles dalla tenaglia sino-americana nel settore.
Non caso, gli Stati Uniti hanno avviato una inchiesta per pratiche discriminatorie in merito alla decisione francese. L’avvio della procedura potrebbe essere propedeutica a nuove sanzioni, potenzialmente applicabili alle imprese transalpine produttrici di beni e servizi diretti all’esportazione. Il rappresentante americano al Commercio Robert Lighthizer avrà fino ad un anno di tempo per prendere decisioni in tal senso, valutando se la decisione della Francia colpisca ingiustamente le aziende americane.
La corsa è ancora lunga, ma dalla Francia arriva un primo segnale concreto che la competizione tecnologica non riguarda solo Usa e Cina, bensì tutte le grandi potenze.
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