Altro caso di Ebola a Goma, città congolese orientale, quasi al confine con il Rwanda, con più di un milione di abitanti, la più grande tra quelle localizzate nel territorio dove una nuova epidemia ha cominciato a diffondersi un anno fa circa.
Ebola Congo: chi è l’uomo contagiato?
Il ministero della Salute del Congo ha reso noto che il contagiato è un pastore arrivato domenica a Goma da Butembo, cittadina tra i principali focolai della malattia nel paese. Nonostante avesse cominciato ad avvertire degli strani sintomi nella giornata di giovedì ha comunque scelto di recarsi in città. D’altra parte, hanno precisato dal ministero, arrivato a Goma gli è stata tempestivamente diagnosticata l’infezione, quindi, è stato isolato: insomma, è basso il rischio che altre persone siano state infettate, gli altri passeggeri del bus su cui viaggiava il paziente sono state vaccinate oggi lunedì 15 luglio 2019.
L’emergenza sanitaria più complessa della storia
In poco meno di un anno l’ebola ha causato la morte di oltre 1.500 persone su più di 2.000 contagi. Secondo Medici senza frontiere, in prima linea per arginare il virus in Africa, l’epidemia di Ebola degli ultimi tempi è “l’emergenza sanitaria più complicata della storia”. Guardando alle fredde cifre, l’epidemia di Ebola che sta colpendo il Congo è la seconda più grave che si ricordi: il tasso di mortalità dei contagiati è del 67%, a essere colpiti sono stati in modo particolare bambini (28%) e, soprattutto, donne (55%).
Ebola Congo: una cospirazione
A ostacolare il lavoro dei medici, operativi proprio nella zona di Butembo, oltre alla stessa malattia, sono anche i numerosi attacchi di milizie armate – anche islamiste – tra cui spiccano i Mai Mai, attivi da decenni al confine col Rwanda e nelle zone settentrionali e meridionali della regione dei Kivu. Inoltre, non è soltanto la violenza a rendere difficile il contrasto dell’epidemia: alcune popolazioni locali, infatti, sono convinte che l’Ebola sia un’«invenzione», fattore che diminuisce il monitoraggio dei potenziali contagi così come la somministrazione dei vaccini (addirittura espone al rischio di attacchi mortali i sanitari che a volte vengono accusati di diffondere il virus).
Non ancora un’emergenza Oms
Detto ciò, l’allarme sta investendo nelle ultime settimane anche il Kenya e l’Uganda, dove si sono registrati dei casi (prevalentemente persone provenienti dal Congo); l’allerta è stata dichiarata o sta per esserlo anche nei paesi confinanti come la Tanzania. Tuttavia, l’Oms si rifiuta ancora di assegnare all’epidemia il rango di “emergenza internazionale”: secondo l’organizzazione mondiale della Sanità il grado di diffusione ancora non è così preoccupante e dichiarare lo stato di emergenza internazionale causerebbe ingenti danni all’economia dei territori interessati.
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