La maglia dell’Under-17 della nazionale indossata dopo un ottimo campionato con la Primavera del Palermo, i complimenti di Sacchi, l’esordio in A con i rosanero e la chiamata di Messi nel Team dei migliori giovani calciatori del mondo nel 2015.
Accursio Bentivegna, classe 1996, originario di Sciacca, si racconta in un’intervista esclusiva per Termometro Sportivo in cui parla del passato, del presente e degli obiettivi futuri con la maglia della sua attuale squadra, la Carrarese.
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L‘intervista ad Accursio Bentivegna
Dal Palermo alla Carrarese, passando per Como e Ascoli. In mezzo 11 presenze e 4 reti con le giovanili della nazionale. La tua storia calcistica, però, parte da Sciacca, la tua cittadina d’origine…
Si, è iniziato tutto per caso. Sono andato, accompagnato da mio padre, a iscrivermi alla Scuola Calcio Kronion della mia città, Sciacca. I due allenatori, Claudio Bobbio e Aldo Napoli, hanno visto in me un elevato potenziale tecnico e mi hanno fatto crescere per come si deve. In seguito, a 12 anni, ho cominciato a sostenere alcuni provini, tra cui uno per l’Inter: sono andato quattro giorni a Milano, poi però ho deciso di rimanere in Sicilia per vestire la maglia del Palermo.
In che modo hai vissuto il salto in una grande realtà calcistica come quella di Palermo?
È stata una sorpresa per me perché, come hai già detto, ho fatto un grande salto: sono passato in un grande club che mi ha fatto a sua volta crescere e mi ha fatto vedere tante cose che magari tanti altri ragazzi non hanno mai visto. Sono stato molto fortunato.
Quando giungi in Nazionale, nel 2014, ricevi addirittura i complimenti di Sacchi. Come è stato?
Un’emozione unica: non è da tutti ricevere i complimenti da persone così preparate nel mondo del calcio. È stato uno stimolo per fare meglio, infatti, subito dopo, sono passato in prima squadra con il Palermo.
Una data: 31 Agosto 2014. Cosa ti viene in mente?
L’esordio contro la Sampdoria! Anche se è durato poco, è stata una gioia immensa perché vedere tutta quella gente allo stadio per me, che avevo soltanto 18 anni, era una cosa nuova e un’emozione straordinaria.
Nell’Estate del 2015 vai a giocare in prestito al Como. In quel periodo arriva il primo gol tra i professionisti…
Ho fatto sei mesi al Como, segnando contro il Cesena il mio primo gol tra i professionisti. Ho giocato anche le mie partite nonostante fossi giovane. Poi a Gennaio mi ha richiamato il presidente Zamparini per farmi tornare al Palermo.
Nel Gennaio 2016 sei nuovamente al Palermo. Come valuti il tuo ritorno in Sicilia?
Sono tornato ma non ho trovato nuovamente spazio. Ho fatto solo una presenza contro l’Empoli e la stagione è finita così. L’annata successiva sono rimasto sempre al Palermo, partendo molto bene in ritiro. Ho giocato contro il Bari, in Coppa Italia, e contro Sassuolo e Torino in campionato. Nella partita contro i Granata ho subito un grave infortunio che mi ha tenuto fuori dai campi per due mesi e mezzo, fino a Gennaio. Da lì non mi è stato dato più spazio e ho preferito andare a giocare ad Ascoli.
Che aria si respirava in società in quel periodo?
Parlando a livello tecnico, si respirava qualcosa di diverso perché dal Martedì al Venerdì veniva stabilita una formazione che il Sabato, puntualmente, veniva cambiata. Tutto questo è durato per mesi e mi ha fatto riflettere molto, per questo ho scelto di andare via una seconda volta. Non giocava più chi meritava, giocavano calciatori si validi ma che, per come si allenavano, non avrebbero meritato di giocare. Inoltre non c’era più l’entusiasmo dei primi tempi quando, da più piccolo, facevo il raccattapalle a bordo campo e vedevo giocare la squadra in Europa League.
Ti saresti mai immaginato, all’epoca, una situazione come quella che attualmente sta vivendo la tua ex squadra?
Una situazione come quella attuale no. Mi aspettavo una situazione migliore sinceramente, però non so cosa sia successo in questi mesi, quindi non so veramente che dire.
Torniamo un attimo indietro: nello stesso periodo in cui passi al Como, entri a fare parte del Team Messi, scelto personalmente dall’argentino. Cosa ha significato per te questa esperienza? Hai avuto modo di incontrarlo personalmente?
Stiamo parlando, secondo me, del Dio del calcio, un vero fenomeno. Vederlo giocare è come vedere un extraterrestre. Diciamo che è stato un altro stimolo in più per me per andare avanti e per mettermi in mostra. Purtroppo quando sei un giocatore in prestito secco non vieni valorizzato al meglio. Ad ogni modo, insieme agli altri ragazzi scelti, avremmo dovuto partecipare a una pubblicità con Messi. Poi, però, non si è fatto più nulla perché lui era molto impegnato. È stata comunque un’esperienza più che positiva, considerando anche che sono stato l’unico giovane scelto in Italia e questo per me è stato ed è motivo di orgoglio.
Parliamo del tuo presente: alla Carrarese quanto ti hanno aiutato, nel percorso di crescita, due figure di grande esperienza come Baldini e Tavano?
Tantissimo. Loro mi dicono sempre che per fare bene in campo, bisogna fare bene anche fuori dal campo, come uomini. Comportandosi bene fuori dal campo, si fa bene anche in campo. Poi, ovviamente, all’interno del rettangolo verde si parla di altro e qui mi hanno aiutato molto sia tatticamente che tecnicamente. Con Tavano in allenamento parliamo tanto di schemi e movimenti. Questo sarà il terzo anno che giocheremo insieme e potremo quindi conoscerci ancora meglio.
La passata stagione ha visto la Carrarese sfiorare la promozione in B. Alla luce di ciò, quali sono i piani di Accursio Bentivegna e quelli della squadra per il prossimo anno?
Intanto io spero di segnare molto di più dell’anno scorso, anche perché i numerosi infortuni non mi hanno permesso di dare il 100%. Per quanto riguarda la squadra, gli obiettivi sono sempre gli stessi: noi dobbiamo provare ad andare in Serie B senza guardare nessuno e restando concentrati partita per partita. La società è ambiziosa, tutti vogliono fare bene e mettersi in mostra, quindi anche questo ci porta a puntare in alto.
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