L’ONU l’ha detto, e noi l’abbiamo raccontato, la popolazione mondiale dovrebbe smettere di crescere nel 2100.
Il tasso di fertilità, ovvero il numero di figli per donna, diminuirà così tanto che da quell’anno in poi è previsto un possibile calo della popolazione.
Tra le conseguenze vi è certamente anche l’aumento della popolazione anziana un po’ ovunque, persino in Africa. Con una sorpresa. Non saranno infatti l’Europa e il Nordamerica le aree con più persone over 65, ma l’Asia orientale e l’America Latina.
A livello globale gli anziani diventeranno il 22,6%, sono il 9,1% ora, ma si arriverà al 31,3% in America Latina e al 30,4% in Asia orientale e sud orientale, in Europa e America del Nord al 29,3%, con una crescita dell’11,3% rispetto a oggi, comunque inferiore di quella che si verificherà altrove.
La proporzione di popolazione anziana in Africa crescerà di 4 volte
Guardando con attenzione i dati scopriamo che in Africa subahariana, l’area più giovane del pianeta, comunque nel 2100 ci sarà una percentuale di anziani superiore a quella di oggi di più di quattro volte. Passerà infatti dal 3% al 13%. Lo stesso accadrà in Asia meridionale e centrale, l’area in cui vi è l’India, dove dal 6% si arriverà al 25,7%, e in Nordafrica e Medio Oriente, lì gli over 65 sono adesso il 5,7% e aumenteranno fino al 22,4%.
Sostanzialmente vi sarà un riequilibrio. I continenti che non hanno ancora vissuto l’invecchiamento della popolazione dal 2050 in poi faranno esperienza degli stessi cambiamenti che ora interessano i Paesi più sviluppati: si metterà in moto una sorta di “catching up”, un recupero dei livelli già toccati da Europa o Nordamerica.
Insomma, appare fatale, e forse tra 80 anni sarà il tema principale anche in Africa o in India, sicuramente in Cina, il pericolo del calo demografico, della perdita di popolazione, del vertiginoso aumento della percentuale di anziani nella società, con tutto ciò che questo comporterà.