C’è un dato che merita qualche considerazione speciale, ci riferiamo al denaro incassato dalla Chiesa con l’8 per mille e destinato quindi ad aumentare il già consistente patrimonio di questa organizzazione religiosa. Ecco allora qualche informazione utile a tutti i contribuenti italiani, che annualmente effettuano la dichiarazione dei redditi nei confronti del Fisco, per sapere quanto guadagna la Chiesa.
Quanto guadagna la Chiesa con l’8 per mille: i dati statistici del Ministero dell’Economia
Recentemente, il Ministero Economia e Finanze (il MEF) ha pubblicato e quindi reso disponibili a tutti, i dati annuali relativi alla ripartizione dell’8 per mille, vale a dire quella quota dell’IRPEF che lo Stato, per legge, destina (anche) alla Chiesa, in qualità di confessione religiosa. Occorre ricordare che però si tratta di una scelta di destinazione, che – alla base – spetta esclusivamente a ciascun cittadino contribuente, al momento della dichiarazione dei redditi.
Se ci poniamo la domanda relativa al quanto guadagna la Chiesa, c’è un dato numerico che necessita di essere sottolineato: una differenza non di poco conto. Infatti, se è vero che quest’anno 13 milioni e mezzo di contribuenti hanno scelto la Chiesa come destinataria dell’8 per mille, ad essa lo Stato ha erogato la ingente somma di un miliardo e 71 milioni di euro. Ma, è vero anche che i contribuenti sono circa 40 milioni ed il gettito complessivo dell’operazione era pari a circa un miliardo e 400 mila euro. Insomma, nonostante soltanto uno su tre abbia scelto la Chiesa, a quest’ultima sono andati ben più dei due terzi del gettito complessivo disponibile. Vediamo di scoprire il motivo.
Le ragioni delle cifre favorevoli alla Chiesa
In termini puramente contabili, i cittadini italiani che hanno scelto la Chiesa come destinataria sono 13,5 milioni, ma – di fatto – l’importo di 1.071.518.621 euro è pari all’80% del totale erogato, corrispondente ad 1.401.255.936 euro. Questo emerge dai dati ministeriali.
Se ci chiediamo quanto guadagna la Chiesa, essa, insomma, incassa molto di più di tutti gli altri potenziali destinatari dell’8 per mille. Ciò perché comunque ottiene l’80% delle risorse complessive, e per ragioni ben precise. Anzitutto, incassa le quote destinate, espressamente in suo favore, dai suddetti 13,5 milioni di cittadini, su un totale di 17,5 milioni e mezzo di contribuenti che hanno effettuato una scelta valida. C’è però un particolare non irrilevante: questa organizzazione religiosa – a differenza delle altre confessioni religiose – si è legittimamente avvalsa della possibilità di ricevere anche la quota dell’8 per mille di Irpef di tutti gli altri contribuenti, che invece non hanno espresso alcuna preferenza. Insomma non hanno indicato nulla nella dichiarazione dei redditi. In altre parole, la Chiesa incassa per due vie: attraverso la scelta espressa dai contribuenti ed attraverso le tantissime mancate scelte (verso l’uno o verso l’altro destinatario) da parte dei cittadini.
Insomma, la Chiesa si è trovata a non guadagnare, dall’8 per mille, soltanto in quei casi in cui i contribuenti hanno espresso una scelta diversa (ad esempio verso un’altra confessione religiosa o verso lo Stato). Può quindi avvalersi di un gettito IRPEF decisamente ampio, secondo un meccanismo – evidentemente – conforme alle normative fiscali vigenti.
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