L’armatura (il modo in cui sono intrecciati i fili) assieme al colore, al taglio, la grammatura del cotone e le fantasie ti dice quali camicie sono formali, quali informali e quali sportive. La differenza, oltre che estetica, è anche pratica: più un’armatura è pesante e meno traspira. Devi imparare a riconoscerle con gli occhi e col tatto. Sembra complicatissimo, in realtà è facile. Salto quelle più ricercate e mi limito a quelle semplici:
Lino (informalissimo liv.10)
Il lino è un materiale sublime, fresco e traspirante, capace di essere elegante ma informale assieme. Se ti è capitato di dire “io col lino sudo più che col cotone”, è perché quello che hai in mano è ruvido e vagamente lucido, dopo un paio di lavaggi ha cominciato a fare dei peletti e dopo tre volte che la lavi, appena la indossi puzza come se l’avessi su da un giorno. Perché non è lino: è rafia sintetica fatta in India, cioé le confezioni dei pomodori che butti nella differenziata.
Per capire com’è fatto quello vero, la volta che ci sono le bancarelle dove le cretine svendono il proprio corredo, tasta le lenzuola. Poi tasta la tua camicia “100% lino” e impreca a bassa voce. Purtroppo oggi il lino vero è pressoché sparito dai marchi di moda. Quindi o vai in camiceria, o devi spenderci.
Lino doppio ritorto (informalissimo liv. 8)
Il doppio ritorto è una tecnica che prima di tessere i fili, li torce. Nessuna delle camicie di lino che trovi nei discount è doppio ritorto, perché farlo costa parecchio. Il risultato però è un lino più morbido, resistente, che si sfibra molto meno e tiene più fresco. Il procedimento viene fatto anche col cotone di alcune camicie o con le fibre miste, ottenendo meraviglie. Ma se vorrai, lo scoprirai per i fatti tuoi.
Cotone (universale)
Il principe dei tessuti, nonché il più flessibile e versatile. Si può mescolare alla seta, al lino e alla lana, creando degli ibridi di bellezza, lucentezza e resistenza notevoli. Oggi viene mescolato al poliestere per aumentarne la durata e semplificare la vita a noi che le dobbiamo stirare. (Se credi stirare sia una roba da donne: nella Legione straniera è tra le prime cose che insegnano). Nelle stoffe c’è un mondo e i suoi appassionati ma non spaventarti, a te interessa solo l’armatura.
Oxford (informale)
La stoffa ha un’armatura a puntini che a vederli somigliano a capocchie di chiodi, si ottiene intrecciando fili colorati e fili bianchi – o bianchi e basta. È un cotone pesante e si sgualcisce subito, ma è l’equivalente invernale del lino. Oxford è un tessuto, ma anche LA camicia; sempre con il colletto button down, è la maglietta degli adulti o dei ventenni che si alzano quando una donna si alza. Ha un fascino ineguagliabile; sono fatte per essere usate fino allo stremo, portate con le maniche arrotolate e il colletto sbottonato su un vecchio gilet fairisle, o coi jeans, o sotto un blazer.
Vecchie, stropicciate, sbiadite, come le tradizioni.
E come tali, intramontabili.
Zefiro (informale)
Ha il nome di un vento perché leggero e traspirante, una specie di lino da lavoro. Lo riconosci perché ha trama quadrata e fili di colori simili ma diversi. Raro ma di una freschezza eccezionale, ha il pregio di sgualcirsi meno del lino e di essere più raffinato. Ma, comunque, non è roba da ufficio o da cerimonie.
Popeline (universale)
Lo chiamano così da papalina, perché iniziarono a produrlo ad Avignone, dove all’epoca c’era il Papa. È un classico, leggero e resistente. Buona parte delle camicie in commercio oggi ha quest’armatura e va bene per una serata qualsiasi, per quelle romantiche o per un matrimonio – a patto non sia il tuo – col colletto giusto. È molto fresco, quindi d’inverno non è il massimo.
Twill (formale a malapena)
Lo riconosci perché ha microscopiche righe oblique. È la versione “bio” dei misto poliestere, morbido ma spesso, fatto apposta per chi deve muoversi molto ma mantenere un certo contegno. Si sgualcisce poco, si stira facilmente ed è perfetto da portare in valigia. Di rado si trova con le fantasie, perché è considerata la camicia da lavoro.
Pinpoint (formale)
Così chiamato perché sembrano tante capocchie di spillo, è una specie di versione mignon delle Oxford. Non ne troverai con fantasie o in versione button down, perché sono assai formali. Con una tramma più spessa del popeline, prende la luce con garbo e si fonde benissimo tra la lana di una giacca sportiva e la seta di una cravatta o di un fazzoletto.
Dobby (formale liv. MAX)
Per fare il dobby serve un telaio apposito, è una lavorazione rigida e spessa; a guardarlo sembra un gessato in rilievo. Di solito si usa nelle camicie da smoking, da frac o comunque da cerimonia. Costa come l’oro ed è di un’eleganza strepitosa, ma non è per tutti i giorni.