È morto oggi, a quasi 90 anni, presso l’istituto dei tumori di Milano dove era ricoverato da qualche tempo, Francesco Saverio Borrelli, ex procuratore generale di Milano e capo del pool di Mani Pulite che diede il via alla stagione di Tangentopoli.
Francesco Saverio Borrelli: la carriera
Borrelli era nato a Napoli il 12 aprile 1930, si trasferì a Firenze per studiare giurisprudenza, seguendo così le orme del nonno e, soprattutto, del padre Manlio (Presidente di Corte d’Appello che ha guidato proprio il Tribunale di Milano). Laureatosi a 22 anni, con una tesi “Sentimento e sentenza” (relatore Pietro Calamandrei), nel 1955 è entrato in magistratura.
Da allora non ha mai più lasciato le aule del tribunale di Milano, a parte un anno a Bergamo: inizia la carriera nel civile prima di passare al penale; i primi passi da pubblico ministero ha poi presieduto sezioni di Corte d’Assise giudicando anche le Br (il suo primo processo importante quello sull’omicidio del commissario Luigi Calabresi). Fu tra i fondatori, negli anni 60, della corrente Magistratura Democratica, il che gli valse l’accusa di essere una toga rossa anche se preferiva definirsi “liberal-crociano”.
Procuratore aggiunto a partire dal 1983, divenne procuratore capo il 17 marzo 1988, solo 4 anni dopo scoppiò lo scandalo del Pio Albergo Trivulzio da cui scaturì il più grande terremoto della storia politica italiana. Sua la firma sul primo avviso di garanzia a Bettino Craxi, sua la prima firma sul mandato di comparizione inviato al neo premier Silvio Berlusconi nel 1994 mentre il Cav si trovava ad incontro internazionale a Napoli.
Nel 2002, anno in cui si tolse definitivamente la toga, in pieno secondo governo Berlusconi, nel corso dell’ultimo discorso inaugurale dell’anno giudiziario come Procuratore generale (nominato nel 1999) invitò i magistrati a “resistere, resistere, resistere”. Nel 2006, prima del ritiro definitivo, aveva accettato l’incarico di capo dell’ufficio indagini della Figc dopo lo scandalo di Calciopoli. Nel 2007 era stato nominato Presidente del Conservatorio di Milano: nota la sua passione per la musica lirica, oltre a quella per la montagna e i cavalli, era presenza fissa alla Scala. Nel 2011, in riferimento all’inchiesta di Mani Pulite, amaramente dirà: “non valeva la pena buttare all’aria il mondo precedente per cascare in quello attuale”.
La malattia e la morte
L’autunno scorso era stato diagnosticato a Borrelli un tumore al cervello, quindi, era stato operato poco dopo all’ospedale San Raffaele. Da un paio di settimane le sue condizioni si erano aggravate: aveva perso del tutto conoscenza. L’8 luglio, la figlia Federica aveva scritto un lungo post su Facebook che lasciava intendere come la fine fosse vicina. Accanto a lui fino all’ultimo istante anche la moglie Maria Laura e il figlio Andrea, anche lui magistrato, oltre ai 4 nipoti. La camera ardente si aprirà lunedì 22 luglio alle 9 e 30 nell’atrio di fronte all’Aula Magna del Tribunale di Milano.
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