Il decreto Sicurezza bis, fortemente voluto dal Ministero dell’Interno, ed entrato in vigore a giugno, con tutta probabilità riceverà ufficialmente rilevanti modifiche a breve. Si tratta, in sostanza, di novità legate a ragioni di opportunità politica, sicurezza e tutela dei confini. Vediamo un po’ più nel dettaglio di che si tratta e cosa è utile sapere in merito.
Decreto Sicurezza bis: i fatti di questi giorni
Il decreto Sicurezza bis, il provvedimento voluto da Matteo Salvini che si richiama esplicitamente al già approvato decreto Sicurezza, prevede un pacchetto di norme ad hoc, al fine di impedire l’ingresso in acque territoriali alle navi. In tale provvedimento, sono infatti previste “sanzioni amministrative” per le ong che violano le regole. Si tratta di articoli esplicitamente finalizzati, come più volte affermato dal principale promotore della legge – il Ministro degli Interni in carica – a difendere l’ordine pubblico e a contrastare quella che viene definita “immigrazione clandestina”, da parte di soggetti che, senza titolo o alcuna autorizzazione, entrano in territorio italiano.
Ebbene, su questo provvedimento si stanno facendo strada alcuni rilevanti emendamenti. Infatti, il 18 luglio le Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera hanno apportato e approvato alcune consistenti modifiche al testo entrato in vigore a giugno. La tappa successiva sarà quella della discussione in aula secondo il consueto iter, e tutto lascia pensare che si tratta di emendamenti che avranno seguito.
Che cosa è previsto negli emendamenti?
Evidentemente, agli occhi del Governo, il caso Sea Watch non è passato inosservato. Negli emendamenti, è infatti prevista la multa minima da 150 mila euro fino a un milione, a carico del capitano della nave, che dovesse violare il divieto di ingresso nelle acque territoriali. Si tratta, com’è facile notare, di cifre lontanissime da quelle originarie, oscillanti tra i 10mila e 50mila euro. È chiara la finalità di dissuasione nei confronti di imbarcazioni che ipotizzino di adottare, in futuro, comportamenti simili a quelli che hanno caratterizzato il caso Sea Watch. Altre novità sono quelle legate all’introduzione della norma, con cui è disposto l’arresto obbligatorio in flagranza, per il comandante della nave che oppone resistenza o esercita violenza contro una nave da guerra.
È stata inoltre accettata ed approvata la proposta di modifica, voluta dalla formazione pentastellata, per la quale le navi confiscate (avendo violato le regola del decreto citato) debbono essere immediatamente consegnate alla polizia, alla Capitaneria di porto o alla Marina militare. Nel caso la confisca diventi definitiva, la nave sarà parte del patrimonio dello Stato.
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In conclusione, è stato modificato anche l’originario art. 5 del decreto Sicurezza bis, che nella versione iniziale disponeva l’obbligo di comunicazione immediata degli albergatori alla Questura, per soggiorni non superiori alle 24 ore. La norma, che aveva generato il dissenso e il malcontento degli albergatori per l’eccessiva velocità dell’obbligo comunicativo richiesto, ha quindi condotto alla modifica e all’emendamento della tempistica, che è stata portata a 6 ore.
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