Una pensione di garanzia per i giovani di oggi risulta necessaria per evitare che le generazioni di questo periodo si ritrovino in difficoltà fra qualche decennio. Lo afferma la Cgil, in occasione dell’iniziativa “Giovani e pensioni, rivolti al futuro”, durante la quale sono stati diffusi i dati riportati dallo studio del sindacato sulle prospettive e sul futuro del sistema previdenziale italiano. Al centro della discussione le conseguenze della riforma Fornero, ovviamente, ma anche l’hic et nunc del governo Lega-M5S basato su sistemi temporanei e che non sembrano guardare al futuro.
Pensione di cittadinanza: perché non è sufficiente
Il problema sollevato dalla Cgil riguarda senza dubbio la mancanza di prospettive previdenziali per i giovani lavoratori di oggi. Questi ultimi, infatti, sono invischiati nel precariato che non permette loro di avere carriere continue, bensì dei buchi difficilmente colmabili. Viste le conseguenze della Legge Fornero, in particolare l’aumento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita, e poiché il governo attuale pensa principalmente ai pensionati di adesso, le pensioni dei giovani lavoratori di oggi rischia di diventare un’assoluta emergenza.
È stata varata quest’anno la pensione di cittadinanza, che però da più parti non è vista come una soluzione, perché risulta essere piuttosto una misura assistenziale che si traduce nell’erogazione di una certa somma a un soggetto che potrebbe anche non aver mai versato un contributo.
Servirebbe dunque una riforma completa della previdenza, che vada a istituire una nuova possibilità per i giovani di oggi, una sorta di assicurazione sul futuro: si parla quindi della pensione di garanzia per tutti.
Pensione di garanzia: come funziona
Per la Cgil il tema della pensione va affrontato nell’immediato, in particolar modo della questione della prospettiva previdenziale dei giovani e quindi del futuro delle nuove generazioni. Dallo studio condotto dal sindacato è emersa la necessità di alcuni aspetti che dovrebbero prevalere in una riforma complessiva delle pensioni, tra cui la considerazione della flessibilità in uscita, del lavoro dei caregiver e delle mansioni gravose, nonché dei giovani di oggi e di una garanzia pensionistica anche per questi ultimi.
Le attuali generazioni, infatti, potranno andare in pensione solo una volta superati i 70 anni (e chissà di quanti anni) oppure con oltre 43 anni di contributi. Requisiti decisamente stringenti soprattutto per chi ha carriere discontinue (e oggi questa possibilità non rappresenta l’eccezione). Da qui la proposta di istituire una pensione di garanzia, che assicuri un assegno di 1.000 euro per tutti, con un’accessibilità a partire da 66 anni compiuti, oppure con 42 anni di contributi indipendentemente dal requisito anagrafico, contando però anche gli anni di ricerca del lavoro o dell’attività di caregiver.
Certamente quello appena citato sembra essere un progetto di difficile realizzazione, soprattutto considerando il bisogno delle coperture, ma anche che in questi anni aumentano i pensionati di una generazione più fortunata e quindi la platea di beneficiari di una pensione che rischia di essere certamente più ricca di quella che i giovani di oggi potranno ricevere.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it