Il magistrato Raffaele Cantone lascia la guida dell’Anac. Lo fa pubblicando una lettera con le motivazioni dell’addio direttamente sul sito dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Dopo 5 anni si conclude una esperienza che ha visto Cantone protagonista della vita pubblica nazionale. Tornerà, come ha spiegato, ad esercitare la professione di magistrato.
Raffaele Cantone, le motivazioni ed il “ciclo concluso”
La lettera di Cantone chiarisce abbastanza bene quali sono le motivazioni che lo hanno spinto alla decisione comunicata oggi. Sostanzialmente Cantone ritiene chiusa una fase, vede mutate le condizioni politiche e non intende restare “spettatore” rispetto al delicatissimo momento che sta vivendo la magistratura di cui si sente parte a tutti gli effetti.
Infatti nella sua nota afferma “ho ritenuto fin dall’inizio il mandato di Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione una parentesi, per quanto prestigiosa ed entusiasmante. Adesso, dopo oltre cinque anni, sento che un ciclo si è definitivamente concluso, anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo”.
Raffaele Cantone ed il ritorno in magistratura
Come anticipato, Cantone tornerà in magistratura. “Tornerò pertanto all’Ufficio del massimario presso la Corte di Cassazione, dove prestavo servizio prima di essere designato all’unanimità dal Parlamento a questo importante incarico”.
Il quasi ex presidente dell’Anac aggiunge “La mia è una decisione meditata e sofferta. Sono grato dell’eccezionale occasione che mi è stata concessa ma credo sia giusto rientrare in ruolo in un momento così difficile per la vita della magistratura. Assistere a quanto sta accadendo senza poter partecipare concretamente al dibattito interno mi appare una insopportabile limitazione, simile a quella di un giocatore costretto ad assistere dagli spalti a un incontro decisivo: la mia indole mi impedisce di restare uno spettatore passivo, ancorché partecipe”.
Inoltre sottolinea il lavoro svolto in Anac e i passi in avanti fatti sul piano della “prevenzione della corruzione” pur con tanto lavoro ancora da fare.
Le reazioni
Tra le varie reazioni riportiamo le parole del ministro Giulia Bongiorno secondo cui “l’Anac ha evidenziato che la prevenzione è importante quanto la repressione. Ma, detto questo, alcune linee guida e regolamenti dell’Anac non riuscivano a coniugare l’esigenza della trasparenza con quelle dell’efficienza e della rapidità: io l’avevo segnalato a Cantone, che si doveva lavorare per snellire. Se per prevenire tutto blocchiamo tutto, non si fa niente”. Le opposizioni si dicono preoccupate del rischio che Anac venga fortemente depotenziata.
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