Il motivo per cui da qualche anno va di moda tenere il colletto delle polo rialzato è indicatore di chi sono le icone di stile mondiali, oggi. È anche lo stesso motivo per cui oggi i ragazzini si soffiano il naso tappandosi la narice, o sputano: lo vedono fare agli sportivi. Nei primi 2000 giornali e TV martellavano con le regate e con Luna Rossa*.
I marinai portavano il colletto delle polo rialzato per ripararsi la nuca dal sole, ma il popolo lo prese come segno di sfacciataggine guascona. Dieci anni dopo, le grandi firme – cioè il demonio – vendono polo con loghi, scritte e bandiere dietro al colletto, certi che gli idioti li esporranno.
Cos’era una polo
Se l’è inventata un tennista, Renè Lacoste; giocava in camicia a maniche lunghe e si arrotolava le maniche per cercare refrigerio. Del resto il 1930 era un periodo esteticamente civile e ovunque vigevano dress code tassativi che al minimo sgarro implicavano l’espulsione. Nei tennis club il dress code è durato fino agli anni ’80, e ho fatto in tempo a vederlo persino io a Mestre.
Era uno spettacolo: dovevano tutti essere bianchi. Pantaloni, corti o lunghi che fossero, o gonna. Il problema erano le camicie di cotone Oxford a maniche lunghe. Lacoste studiò assieme a un sarto un tessuto capace di essere fresco, pratico e che rispettasse il dress code. Così nacque il piquet, stoffa resistente ma traspirante.
Ed è questo il grande equivoco
La polo non è un capo informale o casual, soprattutto non è elegante. È sportiva; ovvero un indumento pensato per gente che ha il fisico di chi pratica sport e si trova in contesti dove si pratica sport. A livello di fresco e comodità una camicia di lino e una polo sono la stessa cosa, a livello estetico no. Perché la polo non perdona niente. Evidenzia spalle spioventi con l’attaccatura della manica sulla spalla, rimpicciolisce le braccia con l’orlo troppo largo e soprattutto mette i neon sulla vita sedentaria.
C’è un motivo se la moda mostra le polo sempre e solo addosso a ventenni iperallenati, è un messaggio coerente. Inoltre, a quell’età non devi preoccuparti di sminuire i tuoi difetti ed evidenziare i pregi. Da adulti sì, quindi se non sei uno sportivo, pensaci bene prima di mettere una polo.
Come si sceglie?
La regola delle spalle della camicia vale anche qui: l’attaccatura deve sfiorare il muro, la lunghezza della manica deve arrivare all’inizio di tricipite e bicipite o poco sotto, per quella regola delle proporzioni di cui ti ho parlato. Se sei asciutto, portala dentro i pantaloni; ti evita di sommare al girovita lo spessore della cintura e trasmette un’idea di ordine. Se sei reduce da banchetti o non hai smaltito il natale, tienila fuori.
Riguardo ai bottoni, idem alle camicie: chiudi il primo e lascia aperto l’ultimo, ti allarga le spalle e toglie quell’idea di compostino che oggi è obsoleta. Il colletto devi tenerlo giù perché il punto dell’eleganza, come ho già detto, consiste nell’essere appropriato. Il colletto se lo tirano su i marinai in barca; se sei in un centro commerciale a Milano, tienilo giù.
Colori e fantasie
Perché possa durare negli anni, una polo deve avere il minor numero di scritte e putiù tricchetracche possibile; sceglila a tinta unita evitando colletti a contrasto, loghi monstre, numeri, bandiere. Guardala bene e domandati se è di moda e l’hai vista addosso a ottomila babbei, oppure se in linea teorica potrebbe essere di tuo padre, o di tuo figlio. In questo modo, quando ti insegnerò a mescolare i colori, non ti troverai con dieci polo che stanno bene solo coi pantaloni bianchi per sei mesi.
Perché c’è così tanta differenza di prezzi, in giro?
O perché sopra c’è stampato un logo o una firma, o perché il piquet con cui sono fatte è di alta qualità. Come oramai avrai imparato, le due cose non coincidono. Le polo che vendono a 40 euro coi saldi sono state prodotte al costo di 5 o 10 centesimi in India con un piquet “100% cotone” che appena lo stiri sa di plastica bruciata. Le polo più costose sono di marche semisconosciute e sono fatte con il processo di carbonificazione che elimina i peletti dal cotone prima di venire intrecciato, quintuplicando traspirabilità, resistenza e durata. E prezzo.
Perché devo evitare colori e fantasie?
Colori no, anzi. Devi evitare ce ne siano tanti, per lo stesso motivo per cui devi stare lontano dalle magliette con le scritte o i disegni: cancellano il tuo viso, ossia la tua identità. Gira per strada e ti accorgerai che ricordi di più le scritte sulle magliette che la faccia di chi le porta. Alla fine torni a casa e non sai se hai incontrato delle persone o scrollato una pagina di meme. A livello psicologico non fa bene a te e nemmeno a loro, perché siamo una specie nata per socializzare. Tu mi vedi, quindi esisto.
Il motivo di questo recente fiorire di magliette con motti e tatuaggi con citazioni meriterebbe un capitolo a parte, e qui non sarebbe appropriato. Però ricordati che tu sei la cosa più importante che hai addosso, e i vestiti servono ad accompagnare lo sguardo, non a distoglierlo.
*= ciao equipaggio di Luna rossa, tanti saluti da quello sull’Oman sail che durante l’Extreme sailing race, mentre quasi vi decapitavano durante il sorpasso, urlava in veneziano. A volte quando ascolto questa canzone rivivo quel momento.