C’è una certa stabilità nel prezzo del petrolio da fine giugno. Dai primi giorni di giugno il Brent oscilla tra 60 e 67 dollari al barile. Siamo ora a circa 63,5.
È una situazione esito di un periodo di calo da un massimo di 74,6 dollari al litro raggiunto il 24 aprile. Era un picco raggiunto dopo un rally che durava da Natale, quando si era scesi a 50 dollari.
Più deciso l’andamento dell’oro, che dall’inizio di giugno è passato da 1276 dollari l’oncia ai circa 1423 di questi giorni. Si era recuperato e poi superato il calo verificatosi tra febbraio e fine maggio. Ma la tendenza generale è all’aumento, si è arrivati a un massimo degli ultimi 6 anni in questo periodo.
E adesso? Secondo gli analisti almeno l’oro dovrebbe proseguire il proprio aumento. Tra le cause gli atteggiamenti delle banche centrali
Prezzo petrolio e oro, il ruolo della Fed e della BCE
Infatti il bene rifugio per eccellenza dovrebbe andare incontro a un aumento degli acquisti in seguito al taglio dei tassi che la Fed, forse anche su impulso del presidente Trump, pare intenzionata a mettere in atto.
Si tratta anche di una azione speculativa naturalmente, oltre che il solito movimento che si scorge quando si prospettano tassi inferiori e si cerca un rendimento più ampio o una protezione da una maggiore inflazione, o ancora quando si pensa che una banca centrale accomodante sia sintomo di timori di recessione.
Si aggiunga che la nomina della Lagarde alla BCE pare preconizzare una prosecuzione della politica di Draghi, quindi simile a quella della Fed americana.
Riguardo al petrolio vi sono invece sul tappeto altri elementi. La tensione tra USA e Iran potrebbe spingere il prezzo del greggio verso l’alto, mentre quella tra USA e Cina riguardante il commercio potrebbe essere ambivalente. Per esempio potrebbe provocare una minore domanda di petrolio, che chiaramente si tradurrebbe in una diminuzione dei prezzi
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