Sondaggi politici Tecnè: cresce il partito del ritorno alle urne

Pubblicato il 29 Luglio 2019 alle 08:46 Autore: Andrea Turco

Sondaggi politici. Le continue liti tra gli alleati di governo ingrossano le fila del partito del voto. A sostenerlo è un sondaggio Tecnè per Il Giornale

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Sondaggi politici Tecnè: cresce il partito del ritorno alle urne

Sondaggi politici: le continue liti tra gli alleati di governo ingrossano le fila del partito del voto. A sostenerlo è una rilevazione dell’istituto Tecnè realizzata tra il 24 e il 25 luglio. Rispetto ad aprile, la quota di chi vuole tornare alle urne è aumentata al 40,5% superando quella di chi vuole andare avanti (38,4%). Il 21,1% degli italiani si rifugia in un no comment.

Sondaggi politici Tecnè: chi vuole il voto?

Ad accarezzare l’idea di un ritorno al voto è la maggioranza degli elettori Pd (87%), Fratelli d’Italia (80%) e Forza Italia (78%). Ma attenzione. Il moto di insoddisfazione sta contagiando anche chi vota Lega e Movimento 5 Stelle. La percentuale di elettori pentastellati che vuole andare avanti con questo governo è diminuita dall’89% di aprile al 74% di oggi.

Il ritorno alle urne stuzzica anche gli elettori giallo verdi

Un calo sensibile si registra anche dalle parti del partito di Salvini. Se ad aprile, prima delle europee, chi voleva continuare l’esperienza dell’esecutivo Conte era l’81%, ora questa quota si è assottigliata al 56%. Dall’altra parte è aumentata dal 16 al 39%, la percentuale di chi chiede un ritorno alle urne.

La voglia di una ventata di aria fresca combacia con i battibecchi sempre più insistenti tra Lega e M5S. Spiega Carlo Buttaroni, presidente di Tecné-Italia: “Il punto è che l’Italia ha le ferite della crisi, c’è voglia di ripartire e questi litigi vengono visti come elementi che frenano la ripresa. Alla gente interessa lo stipendio a fine mese”.

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Sondaggi politici Tecnè: il perché delle liti

Gli italiani, par di capire, hanno paura che i dissidi interni alla maggioranza sfocino in un muro contro muro quando sarà da preparare la legge di bilancio. Cosa che nei fatti è già avvenuta con i Cinque Stelle a difendere il salario minimo e i leghisti la flat tax.

“Ci si aspettava che dopo le Europee, caratterizzate da altissima tensione, si recuperasse equilibrio, e ciò non è avvenuto – continua Buttaroni – Salvini ha cambiato l’agenda, spostando l’attenzione dalle sole migrazioni alle priorità economiche e assumendo l’atteggiamento da premier, entrando in competizione con 5 stelle e Conte. Questo paga elettoralmente ma causa liti e fa desiderare il voto”.

Lega prima ma…

Se si andasse ora al voto, il primo, e forse unico, partito a beneficiarne sarebbe la Lega che veleggia verso quota 40%. Una crescita costante dovuta principalmente all’incontro con le parti sociali fatto da Salvini e dal sì del governo alla Tav. “Ma gli elettori – avverte Buttaroni – non concedono fiducia in eterno, prima o poi chiedono i risultati: l’hanno dimostrato con Renzi e con i 5 stelle”.

Nota metodologica

In attesa di diffusione.

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L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
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