Il fumo in spiaggia è un argomento caldo in questo periodo. In molti si domanderanno cosa dice la legge in proposito, quando è consentito, quali sono i divieti e le multe in gioco. Vediamolo.
Fumare in spiaggia: qual è il contesto attuale e la legge vigente
Occorre fare un po’ di chiarezza circa un argomento, quello della possibilità di fumare in spiaggia, sicuramente controverso e per alcuni versi incerto. In effetti se la scelta della località di vacanza ricade su un luogo di mare, sarà opportuno fare attenzione a come comportarsi, nel caso si sia fumatori incalliti. Il contesto attuale è infatti caratterizzato da Comuni che, già a partire dall’estate dell’anno scorso, hanno vietato la possibilità di fumare in spiaggia nel loro territorio di competenza.
C’è una legge fondamentale sul tema, ovvero la cosiddetta legge antifumo n. 3 del 2003, la quale dispone il divieto di fumare in tutti i luoghi chiusi, tranne i locali privati non aperti al pubblico o quelli riservati ai fumatori ed evidenziati con avvisi o cartelli. La violazione di questi divieti, com’è ovvio, conduce all’applicazione di multe, anche di una certa entità. È chiaro che l’intento della normativa che combatte l’utilizzo delle sigarette, è quello appunto di contrastare il fenomeno del tabagismo e tutelare il diritto alla salute pubblica. Infatti, anche il fumo passivo, cioè inalato pur essendo prodotto da altri soggetti, è molto pericoloso per la salute.
Per ciò che riguarda la possibilità di fumare in spiaggia, va rimarcato che attualmente non c’è una vera e propria norma di legge dello Stato, che vieta il fumo sui lidi italiani. Se mai, il divieto oggi applicato è quello introdotto da diversi Comuni italiani (dal 2018), attraverso l’emanazione di ordinanze ad hoc sul divieto di fumare in spiaggia. Insomma, si tratta di una situazione in cui la proibizione del fumo in spiaggia è ancora a macchia di leopardo sulla penisola. I sindaci e gli amministratori locali più attenti al tema ambiente e salute, hanno dato luogo ad iniziative e normative comunali, che – di fatto – hanno anticipato il legislatore nazionale, finora assente su questo specifico argomento.
Che cosa prevedono le ordinanze comunali sul tema
Il sistema giuridico italiano garantisce ai Comuni la facoltà di autoregolamentarsi, ovvero di produrre ordinanze a se stanti, con cui regolare alcune materie, in modo rispettoso della cittadinanza. Tra queste, appunto, le ordinanze sul divieto di fumo. Esse dispongono, solitamente, il divieto di fumo sia sulla spiaggia libera che nei lidi attrezzati, lungo la battigia e per 10 metri di distanza dal bagnasciuga. In talune circostanze anche fino a 200 metri dalla riva. Al fine di prevenire infrazioni alle norme comunali, le ordinanze dispongono inoltre che il divieto venga indicato con specifici cartelli che riportano, in modo chiaro e leggibile anche a distanza, la dicitura “vietato fumare”.
Circa il fattore multe, l’inosservanza di queste ordinanze comunali implica l’applicazione di una sanzione pecuniaria, che va da un minimo di 25 euro ad un massimo di 500 euro. Occorre ribadire che al momento l’applicazione di queste regole non è in vigore su tutti i Comuni italiani, vicini al mare. Si tratta di regole valide solo per i Comuni che le hanno effettivamente adottate con ordinanza.
In conclusione, non è sempre vietato fumare in spiaggia: lo è nei Comuni (e nei lidi) in cui sono state emanate ordinanze ad hoc. In tutte le altre spiagge è (finora) liberamente consentito. Inoltre, in prossimità della riva del mare, per i fumatori sono spesso allestite apposite aree adibite a chi intende accendersi una sigaretta, senza però dare fastidio o nuocere alla salute di nessuno. Non è escluso tuttavia che in futuro il legislatore nazionale adotti una normativa generale su questo tema.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it