Sondaggi elettorali Regno Unito: effetto Johnson sul partito conservatore
Sondaggi elettorali. L’arrivo di Boris Johnson a Downing Street infonde nuova linfa vitale al partito Conservatore britannico
L’arrivo di Boris Johnson a Downing Street infonde nuova linfa vitale al partito Conservatore britannico. Secondo una rilevazione Opinium, i Tory raccolgono oggi il 30% dei consensi, due punti in più rispetto al Labour di Jeremy Corbyn. I LibDem di Jo Swinson restano invece attorno al 15-16%; testa a testa con gli euroscettici del Brexit Party di Nigel Farage. A confermare la crescita del partito conservatore sono altri due istituti Deltapoll e YouGov. Il deludente risultato ottenuto alle europee (8,7%) è solo un lontano ricordo.
Sondaggi elettorali Regno Unito: Johnson batte Corbyn
Johnson vince anche il confronto con il suo diretto avversario, Jeremy Corbyn. Secondo Opinium, il leader dei conservatori viene considerato più coraggioso, risoluto e simpatico rispetto all’omologo laburista. E soprattutto più abile nel difendere gli interessi del Regno all’estero. Dettaglio, quest’ultimo, che fa la differenza.
Sondaggi elettorali Regno Unito: Johnson lancia ultimatum all’Ue
I britannici premiano dunque la linea chiara e coerente di Johnson soprattutto in chiave Brexit. Ieri il premier inglese ha lanciato un ultimatum alla Ue: “Se non possono scendere a compromesso, allora dobbiamo chiaramente prepararci per un’uscita senza accordo”. Il che vuol dire niente pagamento dei 39 miliardi di sterline che il Regno Unito deve alla Ue.
Sondaggi elettorali Regno Unito: Johnson sul backstop
Altrettanta netta è la posizione sulla clausola di salvaguardia del cosiddetto backstop sul confine aperto Irlanda-Irlanda del Nord. In una nota Downing Street ha ribadito la volontà del governo di togliere il backstop dall’accordo di divorzio. Contrario il collega irlandese Leo Varadkar secondo cui l’accordo di recesso raggiunto da Bruxelles con Theresa May “non può essere rinegoziato”. Johnson ha però promesso a Varadkar che se il Regno Unito dovesse uscire dalla Ue senza accordo, il 31 ottobre, “non ristabiliremo mai controlli o infrastrutture fisiche al confine”.
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