Guida pratica alla comunicazione del PD: FATTO DI CRONACA NERA

Guida pratica alla comunicazione del PD: FATTO DI CRONACA NERA

In caso di fatto di cronaca nera, è necessario non dico avere il fiuto della notizia, ma quantomeno prestare orecchio alle opinioni dei plebei, chiamati anche “non cittadini del mondo” o più semplicemente “popolazione italiana”. Per avere un’idea di cosa pensano i quartieri popolari, le province, le periferie, le masse e chiunque viva al di fuori dell’area C milanese bisogna ascoltare i profili social che postano jpeg-informative, fake news, selfie con le orecchie da cani, richieste a Candy Crush saga, testi di Vasco Rossi e petizioni sui canili.

In una parola, la compianta Candy Candy Forza Napoli.

Nelle mani giuste la signora sarebbe stata uno strumento eccezionale, capace di rappresentare l’opinione di milioni di persone – e senza manco pagarla. Costruita quindi una bacheca Facebook rappresentativa del paese, e non di stronzi figli di papà che reputano le grandi capitali occidentali “il mondo”, studiare il responso; cosa pensano i proletari del fatto di cronaca? Li fa berciare? Titilla le loro emozioni bestiali? I maschi si battono il petto chiedendo sangue? Le femmine strillano chiedendo ai maschi alfa giustizia?

Se sì, è opportuno fare quanto segue:

  1. Qualunque sia il colore della pelle, il credo politico, il reddito o la religione della vittima, esprimere cordoglio, compassione e solidarietà (PER LA VITTIMA, ripeto, PER LA VITTIMA). Se il caso è ancora aperto, augurarsi le autorità competenti facciano un buon lavoro; garantire la piena fiducia in esse e che il colpevole gli venga consegnato. Se il caso è risolto, qualunque sia l’esito, esprimere fiducia nella magistratura e rimarcare con orgoglio di vivere e credere nello Stato di diritto. Non ci sono eccezioni, mai, per alcuna ragione.

2. Qualunque sia il colore della pelle, il credo politico, il reddito o la religione del carnefice, NON NOMINARLO MAI. Potrebbe essere un immigrato o un neofascista, ma in entrambi i casi non va utilizzato come strumento di propaganda; va considerato per quello che è, cioè l’autore di un reato che verrà arrestato, giudicato e rieducato dallo Stato. Soprattutto, per l’amor di Dio, un colpevole non va “capito”, le sue azioni non vanno “stigmatizzate”, non è “un poveraccio”. È solo un remoto personaggio sfumato.

3. Mentre la plebe si straccia le vesti e urla all’ingiustizia, accondiscendere con lei o tacere. La plebe in preda all’emotività non è in grado di ragionare o di ascoltare ragionamenti complicati, altrimenti non esisterebbero i videopoker, gli omicidi domestici, gli stupri, le risse in discoteca e le morti del sabato sera. La plebe che urla coi denti di fuori sta usando un pretesto per sfogare la propria frustrazione esistenziale, quindi non dire “in media stat virtus” o altre cazzate.

Vabbè.

Ripeto: assecondare o tacere; è facile.

4.Per nessuna ragione permettere a politici del proprio schieramento di coccolare il carnefice. C’è stato un solo A sangue freddo e c’è stato un solo Truman Capote. Può bastare.

Se la plebe sta piangendo un morto che era in tutto e per tutto uno di loro, fare un raccontino della visita in carcere all’assassino e raccontare che fa caldo e che sta bene causerà immediata espulsione dal partito, e i vertici di tale partito ne dovranno prendere immediate distanze con dichiarazioni pubbliche. Ricordare Montanelli: gli intellettuali stanno sempre dalla parte di chi le dà, e mai di chi le busca.

5.Solo quando l’ondata emotiva si sarà calmata, il colpevole sarà stato giudicato e processato, si potranno affrontare argomenti delicati come le condizioni di vita dei carcerati, il sacrosanto diritto alla redenzione, o sfiorare l’argomento per cui in Italia le carceri sono nate per rieducare, e non per punire. SOLO DOPO, DOPO, MAI PRIMA.

Zigh.

Spero di essere stato utile al signor Scalfarotto.
Evito tutti gli insulti del caso.