F24 rifiutato e doveri banca: come pagarlo e formato. Cos’è utile sapere
F24 rifiutato dal sistema di pagamento o dalla banca di riferimento: cosa è utile sapere e quali sono le risposte del legislatore e della giurisprudenza.
F24 rifiutato e doveri banca: come pagarlo e formato. Cos’è utile sapere
Vediamo di seguito cosa è opportuno sapere in caso di rifiuto del modello F24 da parte del sistema di pagamento o da parte della banca di riferimento, insomma come regolarsi in queste circostanze. Il contribuente infatti è comunque tutelato, da giurisprudenza o da norme ad hoc che lo proteggono da imprevisti di natura “fiscale”.
Modello F24: di che si tratta e gli imprevisti per errore di compilazione
Il Modello F24 è quel documento utilizzato sul territorio italiano, per il pagamento di un gran numero di imposte, tasse e contributi. Esso ha sostituito altri precedenti e differenti modelli, ed ha una chiara rilevanza pratica nei rapporti tra Fisco e contribuenti. Non sempre però i pagamenti con modello F24 procedono senza intoppi o imprevisti. Infatti, può succedere che il contribuente, a distanza di mesi dal versamento di natura fiscale, scopre che sul proprio conto non c’è alcun addebito.
Insomma il pagamento non ha avuto buon esito e il Fisco non è stato effettivamente pagato. In queste circostanze, la conseguenza è che, scaduti i termini di tipo fiscale, il contribuente è caduto in sanzioni ed interessi imprevisti e che non vuole certamente pagare. Insomma l’F24 non è stato accettato dal sistema e il contribuente risulta come inadempiente rispetto all’obbligo fiscale.
Su queste ipotesi, è da poco tempo intervenuta la Corte di Cassazione, con un’ordinanza ad hoc, destinata a chiarire finalmente la questione e a tutelare il contribuente. In sostanza, secondo la Suprema Corte l’istituto di credito ha il dovere di risarcire (per sanzioni ed interessi pagati per il ritardato pagamento) il cliente per non averlo avvisato che il pagamento del modello F24 non è andato a buon fine, a causa di errori di compilazione. Insomma sussiste una responsabilità della banca, nell’ambito del contratto di mandato, che entra in gioco laddove il contribuente (mandante) consegna l’F24 per il pagamento telematico all’istituto di credito (mandatario).
In questo contratto, l’adempimento riguarda non soltanto il diligente compimento, da parte del mandatario, degli atti per i quali il mandato stesso è stato conferito, ma anche degli atti preparatori e strumentali, nonché di quelli ulteriori e successivi che, dei primi, sono la dovuta integrazione. In altre parole, l’addetto dello sportello di banca deve sempre verificare eventuali errori, mancanze o imprecisioni della compilazione del modello F24, che possano condurre ad un imprevisto mancato pagamento per rifiuto del sistema. Il mandatario ha, insomma, l’obbligo di avvisare (anche in un secondo tempo, con ad esempio una telefonata) il mandante dell’eventuale mancanza o inidoneità dei documenti occorrenti all’esatto espletamento dell’incarico (in questo caso del modello F24).
La banca si oppone al pagamento con modello cartaceo: cosa sapere
Un caso in apparenza simile, ma ben diverso è quello in cui l’istituto di credito si oppone al pagamento del modello F24 in contanti, imponendo invece il pagamento di esso tramite conto corrente. In verità, tale pratica è scorretta, se consideriamo le novità introdotte dal decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2017. In esso infatti è stata introdotta la cancellazione dell’obbligo di presentazione attraverso il metodo telematico del modello F24 per i pagamenti superiori a 1.000 euro, compiuti dai contribuenti persone fisiche.
Venuto meno l’obbligo (che in precedenza gravava sui contribuenti non titolari di partita IVA) i versamenti in oggetto potranno essere fatti, senza limiti di sorta, attraverso il modello F24 cartaceo. In altre parole, caduto il limite dei 1.000 euro, oggi il contribuente – titolare o meno di partita IVA – è assolutamente libero quanto ai metodi di pagamento del modello F24.
In conclusione, si tratta di due interventi, uno della Cassazione e l’altro del legislatore, mirati a tutelare e a garantire il contribuente contro comportamenti non cristallini o non pienamente diligenti da parte della propria banca.
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