Strage di Bologna: anniversario 2 agosto, colpevoli e pista palestinese

Oggi 2 agosto 2019 è il 39° triste anniversario della Strage di Bologna. Le dichiarazioni degli esponenti della politica e un promemoria sui colpevoli.

Strage di Bologna: anniversario 2 agosto, colpevoli e pista palestinese

2 agosto 1980, stazione di Bologna, l’orologio segna le 10.25 e le lancette indicheranno quell’ora per i 39 anni a venire, fino a oggi. Oggi, venerdì 2 agosto 2019, ricorre il 39° anniversario della Strage di Bologna: gli esponenti della politica commemorano le 85 vittime di quel triste giorno (200 furono i feriti), ricordano con dovizioso piglio frammisto a un senso di colpa implicito, in quanto rappresentanti o eredi di uno Stato sempre colpevole, come sia duro scoperchiare il vaso di Pandora, quello che nasconde tutti i mali, accontentandosi alfine di sentenze giudiziarie che hanno condannato i primi responsabili, ma facendo intendere come ancora ci siano quei segreti di Stato che potrebbero condurre (anche ad altre piste).

La strage di Bologna e il segreto di Stato

“La strage di Bologna”, scrive Carmelo Palma in un vecchio articolo su Strade Online, “è stata una strage fascista, come si è stabilito al termine di una vicenda giudiziaria che ha certificato ex post una verità politica imposta ex ante a furor di popolo. Ma proprio perché è stata una strage fascista occorre necessariamente ipotizzare un secondo livello di responsabilità politica, le cui prove rimarrebbero nascoste dal segreto di Stato”.

Strage di Bologna: 2 agosto 1980 – 2 agosto 2019, parla il presidente Mattarella

E di strage fascista ha parlato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che non ha esitato a nascondere quelle “zone d’ombra” che risultano ancora da eliminare. “Le istituzioni”, ha affermato il Presidente, “grazie all’opera meritoria dei suoi uomini, sono riuscite a definire una verità giudiziaria, giungendo alla condanna degli esecutori e portando alla luce la matrice neofascista dei terroristi. L’impegno profuso”, ha aggiunto, “non è riuscito, tuttavia, a eliminare le zone d’ombra che persistono sugli ideatori dell’attentato. È una verità, questa, che dovrà essere interamente conquistata, per rendere completa l’affermazione della giustizia”. Di responsabilità neofascista, insomma, si parla, ma anche di mancata persecuzione dei mandanti, rimasti coinvolti in quelle che il Presidente definisce “zone d’ombra” e che altri declamano come “segreto di Stato”. Le parole del Presidente, tuttavia, sembrano molto simili a quelle già proferite 4 anni fa.

La pista palestinese

Tra le ipotesi oggetto di un libro a cura di Enzo Raisi (“Bomba o non bomba”, Ed. Minerva), militante di destra, vi è anche la pista palestinese e il cosiddetto lodo Moro, ovvero quell’accordo tra Stato e terroristi palestinesi che da un lato preservava il territorio italiano da eventuali attentati, dall’altro consentiva ai terroristi di usare quello stesso territorio “neutro” come proprie basi. Per Raisi, come riporta Il Sole 24 ore, l’accordo fu rispettato fino a quando “a Ortona, nel ’79, non venne trovata un’auto con tre missili. Dalle indagini che seguirono questo ritrovamento si risalì a un’organizzazione terroristica palestinese e al suo leader, Abu Anzeh Saleh, che venne quindi arrestato. Lo scoppio della bomba fu la ritorsione, annunciata peraltro, dei terroristi”. Ma allora perché proprio Bologna? Saleh viveva lì e la città emiliana era rossa e filopalestinese. Da qui si entra nel campo delle ipotesi (che l’obiettivo vero fosse Roma?), le quali però vanno a confondere un po’ le acque.

Le parole del ministro Bonafede

Oltre a Mattarella, nel giorno dell’anniversario della Strage di Bologna sono da segnalare anche le parole del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Il tempo del silenzio è finito, ci stiamo muovendo finalmente tutti nella stessa direzione”, le sue parole riportate da Repubblica. “La ricerca dei colpevoli, dei mandanti, non è finita. Quelle lancette immobili da 39 anni segnano il tempo della memoria. Il sacrificio di vittime innocenti è un lutto per lo Stato, oltre che per le famiglie: oggi siamo tenuti ad andare fino in fondo per scoprire gli snodi degli eventi, i collegamenti, i fatti. Lo Stato deve unire i tasselli perché oggi purtroppo ce ne sono ancora di mancanti nella strage di Bologna.

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