Bombe a Dnipropetrovsk. Attentato terroristico o servizio segreto?
[ad]Il direttore dell’Istituto ucraino di strategia globali, Vadim Karassev, ha dichiarato: “È un gioco che i servizi segreti hanno inscenato al fine di seminare panico, paura, confusione a Dnepropetrovsk e in Ucraina” allo scopo “di creare una nuova realtà politica” fittizia e, con la scusa del terrorismo “limitando l’attivismo politico, le proteste, i diritti dell’opposizione” rafforzando così “la componente poliziesco-militare del regime politico”. Parole che fanno pensare a una versione ucraina della strategia della tensione. Occorre però sottolineare come quella in atto in Ucraina non sia una lotta tra il bene e il male, la democrazia e l’autoritarismo, quanto una sfida fra élites di potere dagli interessi divergenti, rappresentanti anche istanze culturali diverse (gli ucraini cattolici e uniati a ovest, la popolazione russofona e ortodossa a est) in un contesto dove corruzione e crimine organizzato sono i veri padroni della scena politica ed economica. Insomma, se Yanukovich è un autocrate, la Timoshenko non è una campionessa di democrazia.
Il Paese, conteso tra Russia ed Europa, oscillante tra la sfera d’influenza del Cremlino e quella atlantica, è oggetto di forti tensioni che provengono dall’esterno tanto quanto dall’interno. Una situazione delicata dagli esiti incerti.
di Matteo Zola