Si sente spesso parlare di tracciabilità pagamenti, soprattutto in termini di lotta all’evasione fiscale. I pagamenti tracciabili, infatti, sono quei versamenti di denaro utilizzati tramite metodi tracciabili e quindi noti al Fisco. Si pensi ad esempio a un acquisto effettuato tramite carta di credito o Bancomat, ma anche per mezzo bonifico o assegno. Tale tracciabilità serve a limitare al massimo la circolazione illecita di denaro, ad attuare le misure antiriciclaggio e a contrastare le operazioni di criminalità.
Va tuttavia ricordato che dal 1° gennaio 2016 il limite di utilizzo del contante è stato elevato a 2.999,99 euro. Ciò significa che se si effettua un acquisto pari a 2.500 euro (ad esempio) lo si potrà effettuare in contanti. Se invece acquistiamo un megatelevisore di 5.000 euro, bisognerà pagare tramite metodo tracciabile. Ciò vale anche per le concessioni di denaro tra parenti: se un genitore aiuta un figlio ad acquistare un’auto nuova, fino a 2.999,99 euro potrà aiutarlo in contanti, ma per le cifre superiori a quelle dovrà effettuare apposito bonifico.
Tracciabilità pagamenti 2019: finalità
Nell’ultimo decennio si è inasprita fortemente la lotta all’evasione fiscale, conferendo maggiori poteri al Fisco che ora può controllare i conti correnti dei contribuenti, valutare eventuali movimenti sospetti e differenze ingenti tra quanto incassato e quanto speso. L’ultimo strumento di questo monitoraggio costante è il Risparmiometro, l’arma della Superanagrafe dei conti correnti che consente di identificare i soggetti più a rischio evasione e far partire gli eventuali controlli.
I pagamenti tracciabili rappresentano dunque uno strumento di controllo per monitorare l’eventuale riciclaggio di denaro sporco e contrastare le azioni della criminalità, ma anche per ridurre la circolazione dei contanti e quindi contribuire alla riduzione dei furti e alle maggiori tutele verso i consumatori, senza ovviamente dimenticare la trasparenza dei movimenti di denaro e la segnalazioni di un’eventuale evasione delle tasse.
Pagamenti tracciabili: quali sono
Andiamo a sintetizzare i principali metodi di pagamento tracciabile. Ecco quali sono:
- Bonifico: tutto può essere pagato tramite bonifico. L’acquisto di un servizio, il pagamento di un affitto, un prestito. A ogni bonifico, seppur non obbligatorio, è prevista una voce denominata causale: meglio inserirla per dare maggiore motivazione al movimento di denaro. Tuttavia si ricorda che non è obbligatoria e non è neppure una causa che tutela il contribuente da un eventuale controllo in caso di movimenti sospetti.
- Assegno: può essere bancario/postale o circolare. Il primo è quello che un soggetto ordina alla propria Banca o alle Poste per pagare un destinatario o ricevere una somma per se stesso (si ricorda che per gli importi superiori a 1.000 euro va inserita la clausola di non trasferibilità, con l’assegno che diventa incassabile solo dal destinatario). L’assegno circolare può essere fatto anche da chi non ha un conto corrente, ma deve comunque effettuare un pagamento tracciabile (tramite assegno, per l’appunto) nei confronti del destinatario.
- Carta: può essere di credito, di debito o prepagata (con Iban). Ciò che conta è che gli acquisti effettuati tramite questo metodo siano tracciabili, visto che rientrano nella rendicontazione periodica.
- Addebito diretto: si tratta della classica soluzione che spesso viene scelta quando si vogliono domiciliare bollette o fatture per beni e servizi (la tradizionale domiciliazione bancaria).
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