Crisi di governo: Di Maio “vediamo chi vuole andare avanti”
Ormai sembra una questione puramente formale. Non è il “se”, ma il “quando” si produrrà la crisi di governo. Ecco le ultime.
Ormai sembra una questione puramente formale. Non è il “se”, ma il “quando” si produrrà la crisi di governo. Lega e Movimento 5 Stelle preparano la rottura della tregua. È la Lega di Salvini, in particolare, a calcare la mano. Il carroccio, forte dei sondaggi che lo vedono nettamente favorito per una vittoria in coalizione con le altre forze di centrodestra, spinge il Movimento verso l’angolo, forzandolo a un continuo aut-aut.
Salvini apre a crisi di governo
L’ultimo, in ordine cronologico, è stato lanciato – come di consueto – dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’inquilino del Viminale è stato decisamente eloquente, asserendo che se non si possono fare “cento cose su cento, allora è inutile proseguire.” Salvini si riferiva al programma di governo leghista piuttosto che all’ormai famoso “contratto” siglato da M5S e Lega. In soldoni, deve essere il carroccio a dettare la linea politica e, chissà, a imporre un rimpasto che spodesti i ministri più “critici” del Movimento: Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. Negli ultimi tempi, tra i ministri non graditi a Salvini, si è aggiunto Sergio Costa (ministro per l’Ambiente). Salvini, in ogni caso, assicura di non pensare a “rimpastini o rimpastoni.” Parole che, però, sembrano cozzare con la realtà di una Lega che tira sempre più la corda con l’alleato pentastellato e alza il tiro ogni volta che può.
Di Maio riflette sulla possibilità di una crisi
Il leader uscito maggiormente ridimensionato dalle ultimissime settimane è sicuramente Luigi Di Maio. Dopo aver avallato il decreto sicurezza bis (manovra che spacca l’elettorato pentastellato), ha ceduto anche sulla tav. Una sconfitta politica che potrebbe avere ripercussioni anche dal punto di vista elettorale. Di Maio prende tempo e si limita a lanciare una frecciatina all’alleato di governo. Chiede di vedere realmente “chi vuole andare avanti” e così scrive in un post su Facebook, alludendo a una possibile crisi di governo;
I giochini di palazzo non ci sono mai piaciuti e questo dibattito sulle poltrone inizia a stancarmi. Siamo andati al governo non per chiederle, ma per tagliarle. E lo abbiamo messo nero su bianco nel contratto, insieme alla Lega. C’è una riforma del MoVimento 5 Stelle che aspetta l’ultimo voto il 9 settembre. Il 9 settembre taglieremo definitivamente 345 parlamentari.
Significa che alle prossime elezioni molti vecchi politicanti dovranno iniziare a cercarsi finalmente un lavoro. È una riforma epocale contro i privilegi dei politici e in favore del buon senso. Per anni lo Stato ha saputo solo chiedere, dal 9 settembre invece comincerà a restituire qualcosa indietro ai cittadini: risparmiamo mezzo miliardo di euro da mettere su strade, ospedali, sulla riduzione delle tasse. Manca solo l’ultimo voto e mi auguro nessuno si tiri indietro all’ultimo minuto, sarebbe gravissimo. Anzi, sarebbe un segnale al Paese. Il segnale di chi non vuol cambiare nulla.
Le parole sono belle ma non bastano. Servono i fatti.
Di Maio sembra quindi voler proseguire almeno fino al 9 settembre, giorno in cui si voterà il taglio dei parlamentari. Bisognerà capire, però, se tanto la Lega come gli stessi pentastellati avranno la voglia e la forza di resistere un altro mese da separati in casa. Salvini, dopo l’incontro con le parti sociali, è stato chiaro: si decide anche prima di settembre.
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