C’è grande attesa per il discorso che il premier Giuseppe Conte terrà domani, martedì 20 agosto 2019, in Senato. L’appuntamento è ormai fissato e secondo diverse fonti il disegno è già completato. Conte ha già fatto sapere di non voler più avere a che fare con Matteo Salvini e probabilmente dovrebbe dimettersi lasciando il posto a un governo dove l’alleanza al vertice cambierà colore (da giallo-verde a giallo-rosso). E l’attuale Presidente del Consiglio avrebbe già reso noto di non voler fare da garante per il nuovo governo che verrà.
Discorso Conte: cosa dirà?
Come riporta Il Messaggero, citando alcune fonti vicine ai protagonisti della querelle, Conte chiederà la presentazione di una risoluzione che la Lega non potrà votare, poiché al suo interno vi saranno affermazioni legate al tradimento del leader leghista e a tutte le menzogne che ha detto in questi ultimi giorni. Conte risponderà così alla dichiarazione di guerra lanciata da Salvini, lo definirà “ministro delle assenze”, contando tutte le volte in cui lui era assente mentre il governo era riunito a decidere, difenderà il Movimento 5 Stelle dalle accuse di essere il partito dei no, e giudicherà il numero uno del Carroccio come irresponsabile. L’avvocato dovrebbe così parlare chiaro, invitando Salvini a metterci la faccia.
Cosa succederà dopo il discorso di Giuseppe Conte?
In parole povere Salvini sarà chiamato a votare contro quel governo che fino a pochi giorni fa giurava che sarebbe durato un quinquennio e che alla fine, in un’assolata settimana di ferragosto, “ha deciso di tradire”. A questo punto i giochi sono fatti: un’alleanza 2.0 tra Lega e M5S sembra irrealizzabile, a meno di clamorosi colpi di scena, e anche le elezioni di ottobre dovrebbero essere scongiurate. Così l’ipotesi più accreditata è quella di una coalizione che vedrà i 5 Stelle allearsi con PD, LeU e +Europa: gli obiettivi principali consisteranno nello scongiurare l’aumento dell’Iva e in un dialogo serrato con l’Europa finalizzato a muoversi con agilità nel campo della prossima Manovra finanziaria.
Alleanza M5S-PD, il punto
Certo, un problema resta, ed è quello dell’alleanza M5S-PD. Nel Movimento 5 Stelle ogni giorno si cerca di smontare la “bufala” del voler far tornare Renzi e Boschi al governo (l’accusa della Lega), ma tra i democratici non sono da sottovalutare le correnti e le tensioni interne tra renziani e zingarettiani. E paradossalmente sono proprio i primi a essere più favorevoli a un’alleanza governativa, mentre i secondi vogliono agire con maggiore prudenza.
Di “gioco sporco” parla il ministro della Giustizia Bonafede, che difende la coerenza del suo Movimento. “C’è una forza politica in Italia che ha sempre mantenuto la sua coerenza e ferma la bussola sull’interesse dei cittadini, non delle banche e né dei comitati d’affari. Il Movimento non si siederà mai al tavolo con Renzi e Boschi”, le sue parole riportate dal Fatto Quotidiano.
Tuttavia lo scenario è ancora difficile da decifrare. Mattarella è stato chiaro: nel tradizionale giro di consultazioni ci dovrà essere già un progetto chiaro e solido e viste le incognite, non è ancora fuori dai giochi l’ipotesi di un governo istituzionale che porterà a elezioni. Si cercherà di evitarlo, ma come si dice, potrebbe essere l’inevitabile ultima spiaggia.
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