La riforma del taglio parlamentari è la condizione imprescindibile che precederà le nuove elezioni. Ma Conte potrebbe venire sfiduciato prima e ciò manderebbe all’aria i piani del Movimento 5 Stelle, che sta usando proprio questa riforma per affermare che se sarà votata la sfiducia al presidente del Consiglio dei Ministri, uno dei motivi sarà proprio perché i leghisti (e chi voterà contro la fiducia) non sono a favore di tagliare i parlamentari. Ma ragionando in termini di costi, a quanto ammonterebbe il risparmio garantito da questa misura? A snocciolare un po’ di numeri ci ha pensato l’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani sul quotidiano La Repubblica.
Il risparmio che seguirebbe al taglio dei 345 parlamentari (230 alla Camera e 115 al Senato) sarebbe molto più contenuto rispetto alle stime. Ne è convinto l’Osservatorio a cui fa capo Carlo Cottarelli, perché mentre il vicepremier Di Maio e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro parlano di 500 milioni di euro a legislatura (quindi 100 milioni di euro) i numeri veri potrebbero raccontare un’altra realtà, decisamente più ristretta in termini di cifre.
Taglio parlamentari: risparmio, i numeri dell’Osservatorio sui Conti Pubblici
L’Osservatorio spiega che lo stipendio dei parlamentari sono formati da due componenti principali: l’indennità parlamentare (che è soggetta a ritenute fiscali, previdenziali e assistenziali), a cui si aggiungono i rimborsi spese, che invece presentano una natura esentasse. L’indennità lorda corrisponde a 10.400 euro mensili (circa 5.000 euro netti). Per ciò che concerne i rimborsi invece (consulenze, diaria, spese accessorie) si parla di una cifra tra gli 8.000 e i 9.000 euro mensili. Un parlamentare va così a costare “circa 230-240 mila euro annui al lordo delle tasse”.
Tagliando 345 parlamentari, si andrebbero a risparmiare 53 milioni di euro (alla Camera) e 29 milioni di euro (in Senato): la somma di queste due cifre corrisponde a 82 milioni di euro, che moltiplicato per cinque (gli anni della legislatura) fa 410 milioni, ovvero 90 milioni di euro rispetto alla cifra arrotondata per eccesso comunicata dal Movimento 5 Stelle. Ma tale numero è ancora ottimistico, perché in realtà “il vero risparmio per lo Stato deve essere calcolato al netto e non al lordo delle imposte e dei contributi pagati dei parlamentari allo Stato stesso”. È così che i risparmi si riducono a 57 milioni di euro annui (37 per la Camera e 20 per il Senato), ovvero 285 milioni di euro per una legislatura (lo 0,007% della spesa pubblica).
Taglio parlamentari: l’iter
La discussione sul taglio dei parlamentari, comunque, dipende da quello che dirà il premier Giuseppe Conte in Senato oggi pomeriggio, alle ore 15, a Palazzo Madama (segui la diretta). Qualora Conte dovesse presentare le dimissioni, la discussione sulla riforma sarà messa in stallo: in caso di voto anticipato (data probabile il 27 ottobre) non ci sarà proprio.
Il piano originario prevede la discussione in programma per giovedì 22 agosto alla Camera, al fine di superare l’ultimo passaggio. L’approvazione definitiva porterebbe a una riduzione di 345 poltrone in tutto, con la Camera che scenderebbe da 630 a 400 posti e il Senato che calerebbe da 315 a 200 poltrone.
Referendum confermativo: come funziona e quando ci sarebbe
Tutto dipenderà da questo pomeriggio, martedì 20 agosto 2019, ovvero dalle comunicazioni del premier Conte attese in Senato. Dall’opposizione, intanto, si fa sentire la voce di Matteo Renzi, che si dice disposto a votare la riforma per poi passare la palla ai cittadini con apposito referendum confermativo, richiedibile solo in mancanza di un quorum di 2/3 dei voti del Parlamento.
Come ricorda il Ministero dell’Interno, si procede a un referendum confermativo di una legge costituzionale nel caso in cui entro tre mesi dalla pubblicazione della legge stessa, ne facciano richiesta un quinto dei membri di una camera, oppure 500.000 elettori, oppure cinque consigli regionali. La votazione avrebbe poi luogo in una domenica compresa tra il 50° e il 70° giorno seguente all’indizione del referendum.
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