La crisi di governo è stata sugellata dalle dimissioni annunciate da Giuseppe Conte nella seduta al Senato di un caldo 20 agosto. Non prima, però, di attaccare frontalmente il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Il secondo blocco del suo intervento parte con un “caro Matteo, caro Ministro dell’Interno”, in netta antitesi con il suo contenuto. Il governo Conte è giunto ufficialmente ai titoli di coda, con il primo ministro che ha rassegnato le dimissioni presentandosi al Quirinale e rimettendo il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Crisi di governo: la maggioranza alternativa M5S-PD non viene né confermata né smentita. Ma c’è attacco a Renzi
Ecco, allora, che da questa fondamentale seduta a palazzo Madama in una data decisamente inconsueta si cominciano a delineare con maggior chiarezza gli scenari per il futuro. Una delle ipotesi più accreditate – anzi, la più accreditata -, è quella di una maggioranza alternativa che includa M5S, PD e LeU. Ciò nonostante, ci sono tanti punti da definire. Matteo Renzi e Maria Elena Boschi hanno aperto, per primi, a un governo istituzionale (così rinominato dai due ex esponenti della segreteria democratica) per tornare al voto in tempi brevi. È stato il guardasigilli, Alfonso Bonafede, a chiudere – almeno a parole – a un’alleanza che includa l’ex premier fiorentino. Per Bonafede, sono “nomi del passato che hanno creato disastri nel nostro Paese vengano addirittura associati alla parola ‘governo’. C’è una forza politica in Italia che ha sempre mantenuto la sua coerenza e ferma la bussola sull’interesse dei cittadini, non delle banche né dei comitati d’affare. Il Movimento non si siederà mai al tavolo con Renzi e Boschi.”
Ovviamente, le parole di Bonafede possono facilmente essere di circostanza, anche se è indubbio che il nemico numero uno tra le file del PD, per il Movimento 5 Stelle, è sempre stato Matteo Renzi. Con l’inizio delle consultazioni e il suo proseguio, si vedrà realmente se si sia trattata di una “bufala di mezz’estate”.
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