Governo caduto 2019: perché Conte ha rassegnato le dimissioni
Governo caduto 2019: dopo un anno e mezzo si torna già a parlare di nuove elezioni. Ecco perché il premier Giuseppe Conte ha rassegnato le dimissioni.
Il governo giallo-verde è caduto: adesso toccherà al giro di Consultazioni al Quirinale. Mattarella dovrà ascoltare tutti gli esponenti dei partiti e capire se è maggioritaria la posizione del ritorno immediato al voto o quella di un governo a larghe intese. Intanto l’autunno si avvicina, c’è un aumento dell’Iva da scongiurare e delle riforme da portare avanti. Salta, per il momento, il taglio dei parlamentari, ma non è la questione più urgente, soprattutto se si voterà a ottobre. Spicca anche l’ipotesi di un governo di larghe intese, con una figura istituzionale terza a fare da premier. Le voci e le indiscrezioni si susseguono minuto dopo minuto, ma alla fine bisogna fare i conti con quello che era già trapelato nei giorni scorsi: Giuseppe Conte ha rassegnato le dimissioni.
Governo caduto 2019: perché Giuseppe Conte ha presentato le dimissioni
Dopo aver attaccato il leader della Lega Matteo Salvini, apostrofandolo in diversi modi come il vero e unico responsabile di questa caduta del governo, Conte ha definito la crisi aperta dal leader leghista una decisione che “ha comportato e comporta gravi rischi per il Paese”, con un “rischio elevato dell’esercizio provvisorio”, che risulta “altamente probabile”. Le conseguenze della crisi sono deleterie, quindi, perché non possono che porre la parola fine a questo governo. “La crisi in atto compromette definitivamente l’esperienza di questo governo, che qui si arresta”, ha commentato Conte. “La decisione della Lega di presentare la mozione di sfiducia mi impongono di interrompere qui questa esperienza di governo. Intendo completare questo passaggio nel modo più lineare: alla fine del dibattito, mi recherò dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni da presidente del Consiglio”.
Governo caduto 2019: quale leadership per il futuro?
Da Forza Italia, per voce di Anna Maria Bernini, fanno sapere che l’esercizio provvisorio va evitato, così come l’aumento dell’Iva e per fare questo “bisogna andare al voto il più velocemente possibile”. Contrario al voto immediato Matteo Renzi, che ha auspicato la possibilità di un nuovo governo finalizzato a evitare l’aumento dell’Iva. La parola finale spetta al presidente Mattarella: oggi e domani il giro delle consultazioni, utile per capire quale strada prenderà l’Italia nei prossimi giorni. Diverse le ipotesi in ballo ma, per il momento, ancora non sembra essercene una che prevalga.
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