Un’assunzione irregolare – per la legge – comporta, nella generalità dei casi, gli stessi effetti sostanziali di un’assunzione avvenuta secondo modalità conformi alle normative del lavoro. Vediamo allora che cosa dicono le regole vigenti sul tema e pertanto a cosa un datore di lavoro deve prestare attenzione, quando si accinge ad assumere un lavoratore, sia nel settore privato che in quello pubblico.
L’assunzione irregolare in generale: quando si manifesta?
In effetti svariate possono essere le ipotesi per le quali può sussistere un’assunzione irregolare. Basti pensare a tutti quei casi in cui il contratto di lavoro è concluso in forma orale o verbale, e quindi non è conseguentemente denunciato agli uffici del lavoro. Oppure un altro esempio di assunzione irregolare è quello – molto diffuso – in cui la persona scelta per ricoprire un certo ruolo, di fatto è selezionata senza rispettare le procedure formali previste in proposito (ciò magari per motivi legati a raccomandazioni o favoritismi vari). Altrettanto diffusi sono i casi in cui un dato lavoratore è inquadrato come stagista o come dipendente part-time, ma – nella realtà concreta – è impiegato senza tutor per la formazione, oppure a tempo pieno, se non addirittura con straordinari.
La legge, in linea di principio, sancisce che, nei casi di assunzione irregolare – nel settore privato – la sostanza prevale sulla forma (irregolare) e, pertanto, nonostante l’irregolare formazione del rapporto, l‘azienda privata deve corrispondere al dipendente lo stipendio previsto dal contratto collettivo di categoria. Come detto rileva la sostanza, ovvero l’effettiva prestazione data dal dipendente, indipendentemente dallo specifico inquadramento secondo determinate funzioni, o dall’orario citato nel contratto.
Insomma, certamente sconsigliabile è ricorrere all’assunzione irregolare, utilizzando lavoratori subordinati senza aver contestualmente comunicato l’assunzione agli organi di competenza, con conseguenze di evasione in ambito contributivo e fiscale. Rileva soprattutto un elemento: in caso di assunzione irregolare, il lavoratore non ha copertura assicurativa, nè tutela in caso di licenziamento (ovvero non valgono per il lavoro nero le normative ad hoc). Pertanto, un datore di lavoro dovrà stare ben attento a non nascondere al Fisco i propri lavoratori, per scopo di lucro. Sono infatti evidenti i rischi di sanzione va incontro, in caso di violazione delle regole in merito alla comunicazione di assunzione al Centro per l’impiego, alla denuncia nominativa all’INAIL, o alla registrazione sul libro matricola, che permette agli organi di vigilanza il pronto riscontro del personale occupato.
Le prescrizioni specifiche nel settore pubblico
Regole differenti valgono per il settore pubblico, in tema di assunzione irregolare. Infatti rilevano in modo assoluto i principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità dell’azione della Pubblica Amministrazione. Ne consegue che una eventuale nullità della procedura di un un concorso pubblico (magari “truccato”), comporta la nullità di un contratto di lavoro sottoscritto in conseguenza del concorso. La Cassazione ha infatti chiarito un importante elemento, sostenendo che è legittimo il licenziamento deciso verso un lavoratore assunto, a causa di “gravi irregolarità” commesse in fase di selezione, con violazione dei principi di imparzialità, economicità, trasparenza e pari opportunità garantiti dall’articolo 35 del Testo Unico sul pubblico impiego. In altre parole, secondo la Suprema Corte, i contratti di lavoro frutto di un concorso irregolare danno sempre luogo ad un’assunzione irregolare e, pertanto, sono sempre da considerarsi nulli (a differenza del settore privato, in cui la sostanza del rapporto prevale sulla forma irregolare).
La motivazione del provvedimento è piuttosto chiara: se le assunzioni derivanti da concorsi irregolari fossero ritenute valide, sarebbero compromesse le norme inderogabili a tutela dell’efficienza e dell’integrità dei pubblici uffici. E, inoltre, se non fosse valida la tesi della Cassazione, diverrebbe fin troppo facile attuare un accordo fraudolento per la spartizione di posti di lavoro nel settore pubblico, tra ente e aspirante lavoratore.
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