Si è concluso da poche ore il G7 francese di Biarritz. Un appuntamento che, come preventivabile alla vigilia, non ha portato a significativi passi in avanti sui numerosi dossier che stanno segnando l’attuale fase politica internazionale. Troppe le differenze di visione tra i paesi presenti all’evento, ovvero USA, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Canada e Germania. Troppi gli assenti tra i paesi enormemente rilevanti sul piano internazionale (Cina, Russia, Brasile, India, per dirne alcuni) affinché potessero svilupparsi decisioni politiche significative.
Tra i numerosi temi in agenda al G7 Biarritz, novità arrivano soprattutto per quanto riguarda il dossier Iran. Il presidente Macron, ospitante l’evento, ha affermato in conferenza stampa che la riunione è stata in grado di creare le condizioni per un incontro a breve tra i suoi omologhi americano e iraniano, Trump e Rohani. La svolta è frutto dell’impegno europeo a cercare di salvare il JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano. La presenza a sorpresa del ministro degli Esteri iraniano Zarif a Biarritz va letta proprio nell’ottica dello sforzo europeo a trovare una soluzione alla crisi.
Trump ha dichiarato che un incontro sarà possibile “sotto le giuste circostanze”, aprendo anche alla possibilità per l’Iran di poter tornare ad accedere linee di credito internazionali. Rohani, a sua volta, si è detto disposto ad incontrare Trump, ma solamente a patto che vengano alleggerite le sanzioni americane su Teheran. Sanzioni che stanno pesando duramente sulla performance economica del paese, ma che Trump ha escluso categoricamente di ritoccare. I raid israeliani su Siria, Iraq, Gaza e Libano hanno inoltre riportato in auge la possibilità di un conflitto in Medio Oriente nelle prossime settimane. Il 17 Settembre si vota in Israele, con Netanyahu che ha fatto della opposizione a Teheran un cardine della sua politica estera.
G7 Biarritz: forte attivismo di Trump su Cina, Russia, Unione Europea
Trump, alla ricerca di successi in politica estera a pochi mesi dall’inizio della campagna elettorale americana, ha anche dichiarato che a breve partiranno “seri negoziati” con la Cina sul tema commerciale. Pechino sarebbe disposta a “fare un accordo”, “una grande cosa”, a quanto riportato da Trump, che ha definito il presidente Xi Jinping “un grande leader”. A non essere piaciuto a Xi è però il riferimento fatto nel breve comunicato finale del G7 rispetto a quanto sta accadendo ad Hong Kong in queste settimane. Nel testo si fa appello ad evitare violenze, ribadendo l’importanza della dichiarazione sino-britannica del 1984 sull’amministrazione di HK.
Allo stesso tempo, il tycoon ha rilanciato la presenza di Vladimir Putin al prossimo G7, che potrebbe svolgersi a Miami. La Russia è esclusa dai meeting sin dal 2014, a seguito dei fatti di Crimea. Macron ha poi risposto a Trump, affermando la mancanza di consenso dei Sette sul tema. Aggiungendo inoltre che nelle prossime settimane insieme ad Angela Merkel proverà ad organizzare un nuovo meeting tra Mosca e Kiev per provare a superare la crisi tra i due paesi. Una conferenza internazionale è in programma anche sul tema della Libia.
Macron ha segnato un punto anche sul tema della tassazione dei giganti digitali. Sebbene non sia riuscito come prevedibile ad imporre a tutti i paesi una tassa simile a quella approvata da Parigi, l’esponente di En Marche ha dichiarato di aver trovato un ottimo accordo con gli USA sul tema della propria legge, contro la quale dovrebbe essere scongiurato il rischio ritorsioni americane. Del tema si discuterà prossimamente in sede OCSE.
I dissidi sull’economia a livello transatlantico però permangono. Solo poche ore dopo il G7, il ministro dell’Economia tedesco Altmaier ha dichiarato di vedere “difficili” i futuri dialoghi economici tra Usa e Europa, sperando che la situazione possa modificarsi alla luce dei rischi collettivi legati allo scenario economico globale. Sempre nel comunicato emesso al termine dei lavori, i Sette sono votati alla difesa della stabilità economica globale e al libero commercio, aprendo anche ad una ridiscussione del WTO riguardo alle sue politiche di difesa della proprietà intellettuale e sui metodi di risoluzione delle dispute tra i paesi.
Prosegue lo scontro sul tema dell’ambiente
Rilevante è stata anche la questione ambientale. Dopo il duro scambio tra Macron e Bolsonaro sugli incendi nell’area amazzonica, con il presidente brasiliano che ha dato del “colonialista” alla sua controparte francese, i leader del G7 hanno deciso lo stanziamento di 20 milioni di euro in sostegno alle politiche di salvaguardia della foresta pluviale più grande del mondo.
Per voce di Onyx Lorenzoni, capo di gabinetto di Bolsonaro, il Brasile ha però respinto l’offerta: “Apprezziamo, ma forse queste risorse sono più utili per il rimboschimento dell’Europa”. Ad attaccare Macron è stato in seguito anche il “Grande Consiglio dei Popoli Indoamericani” che ha denunciato la politica francese pro aziende minerarie nella parte di Amazzonia appartenente alla Guyana, colonia francese in America del Sud.
Trump, che non ha partecipato alla riunione sul tema dell’Amazzonia, ha dunque confermato il suo appoggio alla linea di Bolsonaro, confermando la costruzione in essere di una linea di faglia molto forte a livello internazionale sul tema ambientale. Una linea che oppone, in maniera sempre più evidente, i campioni di un liberalismo economico in salsa “verde” a quelli di un sovranismo scettico sul tema del cambiamento climatico.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it