Limite contanti 2019 pagamento fatture emesse: importo massimo e regolamento
Limite contanti per il pagamento fatture: quali sono le ragioni di tali scelta del legislatore e quali sono gli importi massimi
In questo articolo vediamo di fare chiarezza circa l’individuazione del limite contanti 2019, inerente il pagamento di fatture emesse. Ricordiamo che una fattura, secondo il linguaggio della legge, è un documento fiscale obbligatorio, emesso da un soggetto fiscale, al fine di attestare l’effettiva cessione di beni o prestazione di servizi e il diritto conseguente a riscuoterne il prezzo. Vediamo allora a quale limite contanti occorre fare obbligatoriamente riferimento.
Limite contanti 2019: le ragioni di esso
Non è difficile scorgere le ragioni che giustificano la scelta del legislatore, di limitare l’uso dei contanti nell’ambito delle operazioni commerciali o comunque aventi rilievo (anche) fiscale. Da una parte, con il limite contanti, è contrastato efficacemente il fenomeno dell’evasione fiscale; dall’altra è possibile arginare l’illecito del riciclaggio del denaro sporco. È da rimarcare che i pagamenti con assegno, bonifico, carte di credito o altri strumenti tracciabili, sono sicuramente preferiti dal Fisco, in quanto consentono di identificare l’importo versato ed incassato, esponendo autore e beneficiario ad eventuali illeciti, laddove non siano da essi adempiuti tutti gli obblighi di natura fiscale.
Fatture e pagamento in contanti: le soglie
Vediamo a questo punto quali sono le soglie e il limite contanti, cui ogni soggetto che emette fatture, deve fare riferimento. Fino al 31 dicembre 2015, erano ammessi i pagamenti in contanti fino ai 1.000 euro. Il legislatore, dall’inizio del 2016 (con la legge di stabilità per quell’anno, la n. 208 del 2015), ha modificato il detto limite, innalzandolo fino a 3.000 euro. Ma, per determinati metodi di pagamento, la soglia è sempre quella dei 1.000 euro, e cioè: vaglia postali; assegni bancari e postali trasferibili; servizi di trasferimento di denaro all’estero (i cosiddetti servizi di “money transfer”); cambiali; pagamenti da parte della PA; saldo libretti di deposito al portatore; deleghe per pagamenti effettuati tramite il modello F24 (utilizzato per il pagamento di buona parte delle imposte).
Ricapitolando, l’obbligo di pagare con mezzi tracciabili, vale, in via generale, anche per le fatture dai 3.000 euro in su: questo emerge dalle disposizioni della legge n. 208 del 2015. Il privato può allora emettere fatture e decidere per il pagamento in banconote, se la somma arriva fino a 2.999. euro. Altrimenti sarà obbligatorio il pagamento tracciato con bonifico bancario, assegno non trasferibile, oppure carta di credito o il bancomat. E non conta che la fattura certifichi il pagamento, essa non è mezzo tracciabile come quelli appena richiamati.
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