Poste Italiane: buoni fruttiferi postali, vittoria risparmiatori in tribunale
Continua il contenzioso tra Poste Italiane e i detentori dei buoni fruttiferi postali trentennali sugli interessi: nuova vittoria per i risparmiatori.
La battaglia tra i possessori dei buoni fruttiferi postali trentennali e Poste Italiane continua senza sosta. I primi vogliono vedersi corrisposti gli effettivi interessi, mentre il Gruppo ribatte colpo su colpo alle sentenze dei Tribunali. In buona parte dei casi il contenzioso che si svolge sui Bfp a 30 anni riconosce le ragioni dei risparmiatori. È noto il decreto ministeriale del 13 giugno 1986 che interviene sui buoni fruttiferi della serie Q/P, con modifiche al ribasso degli interessi. Ma al centro delle sentenze legali vi è sempre una questione di timbri, che devono essere apposti sul fronte e sul retro del titolo, come stabilisce il decreto stesso all’articolo 5.
Poste Italiane: buoni fruttiferi postali 30 anni, il doppio timbro
L’omissione di questa ottemperanza diventa strumento importante nelle mani dei legali che tutelano gli interessi dei risparmiatori. I due timbri in questione devono essere infatti apposti rispettivamente sul fronte (va inserita la dicitura Q/P) e sul retro (dove devono comparire i nuovi tassi d’interesse modificati). Questa mancanza si è dunque rivelata spesso un’arma vincente per gli avvocati e i contribuenti: lo sa bene l’avvocato Giulio Fragasso che, come riporta MoliseNetwork, ha acceso i riflettori proprio sulla mancanza del timbro sul retro, che avrebbe dovuto sancire ufficialmente la variazione dei tassi dal 21° al 30° anno di possesso. L’assenza del timbro, di fatto, ha lasciato così invariato l’interesse originale, e quando i contribuenti si sono rivolti a Poste Italiane auspicando un interesse elevato si sono visti corrispondere delle somme certamente inferiori, in molti si sono rivolti alle associazioni e ai legali preposti per vedere tutelati i propri diritti.
Buoni fruttiferi 30 anni: calcolo interessi sbagliati, il ricorso
Il caso citato dal portale riguarda però le mancanze di entrambi i timbri. Un possessore di buoni fruttiferi postali del valore complessivo di 15 milioni di lire (5 milioni ciascuno) si è reso conto che gli interessi corrisposti da Poste erano inferiori a quelli effettivamente spettanti. Il titolare, invece di prendersi le somme, si è rivolto così al legale ricevendo infine una liquidazione complessiva di circa 90 mila euro. Il conteggio degli interessi effettivi è stato effettuato applicando l’operazione prevista originariamente, visto che sul retro non era stato apposto alcun timbro che sanciva la modifica.
Ricordiamo che ogni caso di questa tipologia va comunque analizzato a sé, ma i titolari dei Bfp trentannali possono comunque ricorrere all’assistenza legale nell’eventualità in cui si vedano corrispondere somme inferiori rispetto a quelle previste. E anche per valutare la possibilità di agire contro il Gruppo Poste Italiane e ricevere le cifre realmente spettanti.
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