Esaminando le varie voci che costituiscono l’importo finale della bolletta luce ci si accorge facilmente del fatto che, alla fine, non si paga solo quanto effettivamente si consuma.
Bolletta luce: come è composta?
Anche se non si consuma energia si finirà per pagare comunque il costo dell’energia. Infatti, al di là dell’effettivo consumo che se ne fa, a formare l’importo finale di una fattura c’è una parte fissa relativa al costo dell’energia appunto. Quest’ultima, però, a sua volta è composta da una parte variabile che effettivamente si paga in relazione al consumo.
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Oltre alla voce relativa al consumo, divisa in quota fissa e variabile, che rimane quella ovviamente più comprensibile per i consumatori, ci sono altre voci di pagamento in bolletta molto meno comprensibili. Per esempio, quella relativa alla Spese per il Trasporto e Gestione del Contatore: queste sono stabilite dall’ARERA e, come dice il nome stesso, sono le spese dovute per la trasmissione e la distribuzione dell’energia oltre che per la manutenzione del contatore. Quanto dovuto da ogni singolo utente non varia in base al fornitore di energia, detto ciò a comporre tali spese una quota fissa indipendente dal consumo, una quota potenza (quindi che varia in base ai kW utilizzati), e una quota variabile che cambia in base al consumo.
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Bisogna sempre considerare imposte e oneri di sistema
Inoltre, altri due fattori per niente trascurabili concorrono alla quantificazione dell’importo finale di una bolletta della luce: gli oneri di sistema e le imposte. Anche i primi sono divisi in due quote, una fissa (che si applica solo alle utenze di non residenti portando a un incremento del 35% annuo per la fornitura di elettricità), e un’altra che invece varia in base ai consumi (indipendente dalla residenza). La voce relativa alla seconde poi è formata dalle accise, che vengono applicate a secondo del consumo a prescindere dall’azienda che fornisce il servizio, più l’Iva al 10% per le case e al 22% per le utenze commerciali.
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