D’estate la gente muore. Gli anziani, principalmente. Qualche giorno fa è stata diffusa la notizia della morte di Franco Columbu, nonché l’uomo con il secondo fisico più bello sia mai apparso sul pianeta – il primo è Serge Nubret, e non dibatterò l’argomento. Columbu ha avuto un malore mentre era faceva il bagno e non ce l’ha fatta.
Come lui, dozzine di altri vecchietti ogni anno scelgono le nostre coste per farsi ghermire dal tristo mietitore. Sono trafiletti che siamo abituati a leggere e a cui fai spallucce pensando che ci sono posti e modi peggiori per andarsene. Sì, sono incoscienti a esporsi al sole, ma non lavori tutta la vita per poi passare gli anni azzurri tra quattro muri.
Lo stesso vale per i giovani
Non sto parlando delle morti del sabato sera. Ogni estate da prima degli anni ’70 la jesolana chiede il suo tributo di sangue diciottenne che vuole mostrare alle ragazze che ha coraggio, o che non ha ancora imparato a capire quant’è ubriaco. Sono tragedie che gli etilometri hanno ridotto, ma che temo facciano parte di quell’età folle che è l’adolescenza.
Anche qui, non si possono passare i vent’anni a casa. Puoi stare attento, rispettare i limiti di velocità ed essere astemio, ma non puoi prevedere né evitare che lo sia anche quello nella corsia opposta. Ho perso parecchi amici e una ragazza, tra quella strada e la Romea. A volte penso a noi sia andata bene perché i nostri sabati sera avevano più a che fare coi depositi ferroviari che con le discoteche.
Il problema sono gli alpininstagram
Si tratta di una peculiare specie umana che siccome viviamo in una società decadente non viene soppressa. Essi posseggono Instagram, vedono fotografie di montagne e decidono che anche loro vogliono poter scrivere frasi motivazionali d’accatto, così comprano un casco e due moschettoni, guardano un tutorial su Youtube e partono alla ventura.
Sette giorni dopo si trovano in mezzo al nulla con principi di ipotermia, provviste terminate o infortuni casuali tipo hey guarda un crepaccio fammi una foto, il cellulare non prende e sono statisticamente morti. Ma da terra si alza in volo l’elisoccorso, chiamato in maniera riduttiva “angeli della montagna”, quando dovrebbero ribattezzarli “e nemici di Darwin”.
La montagna non è moderatamente pericolosa
Sono veneto. Sono cresciuto vedendo le montagne, ho passeggiato per il Grappa e adoro sciare, ma non mi sono mai sognato di andare fuori pista, o fare rocciate in solitaria, o metter tende in un ghiacciaio senza una guida esperta e certificata; perché muori. In montagna ti uccidono il freddo, il terreno, la luce, l’orientamento ma più di tutto ti uccide l’impreparazione.
Scriverlo mi sembra una banalità sconvolgente, ma dato che ogni fottuta estate abbiamo idioti che bisogna grattar via da crepacci e spuntoni di roccia, forse così banale non è. E finché si decimano da soli nel nulla potrei anche fare spallucce; il problema arriva quando per salvarli, uomini e donne competenti e preparati devono rischiare la ghirba. Perché poi succedono cose abominevoli come questa, che spero di non leggere mai più. Ma vale anche per le guide che prima di partire chiedono “chi ha esperienza?” e Bimbogigi01 alza la mano e si fa il selfie.
Quindi, caro lettore, se non sei un alpinista esperto, non andare in montagna da solo.
Perché muori.