Phubbing: cos’è, cosa significa e come evitare conseguenze cliniche
Phubbing: cosa significa, cosa comporta l’uso dello smartphone nelle interazioni sociali e come evitare conseguenze cliniche
Che cos’è il phubbing? Cosa significa questo termine e come è possibile evitarne le conseguenze cliniche?
Per postare una foto, per controllare le ultime visualizzazioni delle stories su Instagram o le innumerevoli conversazioni aperte di WhatsApp o il feed di Facebook: quanti sono i minuti effettivi in cui, trovandoci a condividere una cena con i nostri amici o il nostro partner, riusciamo a dimenticarci dell’esistenza del nostro smartphone? In particolare, quanto è il tempo reale effettivo di concentrazione che siamo ormai in grado di mantenere, rapportandoci esclusivamente nel “qui e ora”, senza controllare compulsivamente le notifiche sullo schermo?
Il significato del termine
Il significato del termine “Phubbing” (Karadağ et al., 2015) è racchiuso nella crasi delle due parole “Phone” e “Snubbing”, che indicano l’evidente esclusione dell’altro dal nostro campo interattivo, a favore dell’attenzione continua verso lo schermo dello smartphone. Dal bar, al luogo di lavoro, alla camera da letto il “phubber” sarà quindi colui che dimentica l’interlocutore e il “phubee” la vittima di questo comportamento, che esperisce nel reale le conseguenze del digitale, sentendosi ignorato.
È in atto dal 2013 la campagna di sensibilizzazione “Stophubbing”, che racchiude tra i suoi contenuti principali immagini e iniziative contro l’uso estremizzato del telefono nell’ambito di qualsiasi forma di condivisione sociale.
Le conseguenze psicologiche: cosa dice la ricerca
È possibile che le interazioni sociali reali siano diventate una distrazione dal nostro smartphone? Questo suggerisce il titolo della ricerca di James Roberts e Meredith David, “My Life has become a major distraction from my cell phone: Partner phubbing and relationship satisfaction among romantic partners”, pubblicato in Computers in Human Behaviour (Volume 54, January 2016, pages 134-141): lo scritto analizza approfonditamente il cambiamento delle dinamiche interpersonali dovute al fenomeno del phubbing.
Tra diversi altri autori, Chotpitayasunondh e Douglas, si sono occupati approfonditamente di questi temi, realizzando i primi strumenti per misurarne l’impatto: la Generic Scale of Phubbing (GSP) che esplora il phubbing su quattro fattori (nomofobia, conflitto interpersonale, autoisolamento e riconoscimento dei problemi), e la Generic Scale of Being Phubbed (GSBP) che invece è focalizzata sulle modalità di sentire di chi è “vittima” di questo fenomeno (norme percepite, sentirsi ignorati e conflitto interpersonale).
Attraverso questi studi (Chotpitayasunondh e Douglas, 2016) è stato inoltre osservato come, in realtà, non ci sia una reale comprensione della gravità del fenomeno: reciprocità e frequenza portano a un consenso generale collettivo, che conferisce al “Phubbing” i caratteri di un comportamento normativo e per nulla nocivo.
I risultati delle ricerche in ambito della psicologia digitale e più in generale della psicologia delle dipendenze (essendo il “Phubbing” una delle conseguenze dirette della dipendenza da internet), hanno evidenziato che gli effetti di questo fenomeno incidono sulle capacità comunicative e le abilità di rapportarsi su un piano interpersonale, tanto nel ruolo attivo quanto passivo: chi mette in atto l’esclusione dell’altro, infatti, è portato a pensare costantemente agli “eventi online” da cui può essere escluso e mostra poca capacità di frenare un impulso di controllo frequente (tratto tipico di qualunque forma di dipendenza). Chi, invece, subisce questo comportamento, accusa principalmente attacchi all’autostima, dal momento che il principale sentimento riportato è quello di non risultare sufficientemente interessanti per catalizzare l’attenzione dell’interlocutore: una competizione continua in cui tra le proprie argomentazioni e gli aggiornamenti del telefono dell’altro, sono sempre i secondi a prevalere.
Come evitare le conseguenze
È possibile evitare le conseguenze patologiche del “Phubbing?” I comportamenti considerati protettivi per evitare d’incappare in dinamiche psicologiche di dipendenza consistono, oltre che nel disattivare tutte le notifiche non necessarie, soprattutto nello stabilire degli spazi temporali nell’arco della giornata in cui non sia previsto l’uso del telefono, sostituendolo con un’aumentata concentrazione sulle “azioni offline”.
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