Elezioni Israele, gli ultimi sondaggi, Netanyahu in bilico
Elezioni Israele, grande incertezza per il voto del 17 settembre, con il premier Netanyahu che potrebbe uscire indebolito dalle urne
Siamo agli sgoccioli per la campagna elettorale in Israele, un Paese che non può mai passare inosservato, a maggior ragione se nello stesso anno è costretto ad andare alle urne dopo pochi mesi per la seconda volta, il 17 settembre. Non era mai successo.
Dopo il voto di aprile Netanyahu, finora il premier più longevo dello Stato ebraico, non era riuscito a formare un governo a causa dell’annoso scontro tra laici e religiosi sul servizio militare per gli ultra-ortodossi, con il partito Yisrael Beiteinu, laico di destra, espressione degli immigrati dall’ex Urss, a favore, e gli altri più pronti a un compromesso con gli esponenti religiosi.
Ora si ripresenta lo scontro con Netanyahu che si appella come sempre alla convergenza su di lui e al voto utile. Ma stavolta potrebbe essere più difficile. Il suo partito, il Likud, di centrodestra, è dato in calo, a tutto vantaggio delle forze minori.
Aveva 38 seggi su 120, secondo gli ultimi sondaggi oscilla tra i 31 e i 32. A guadagnarci Yamina, suo alleato di destra, che unisce forze ultra-nazionaliste, conservatrici e religiose, che alle precedenti elezioni si erano presentante divise in Nuova Destra e Unione dei Partiti di Destra.
Andrebbe da 6 a 9-10 seggi. È il partito dei coloni, che non vogliono alcun passo indietro e nessuna concessione ai palestinesi.
Sempre tra gli alleati stabili i religiosi sefarditi (ex immigrati dai Paesi arabi) di Shas, con 6-8 seggi, e gli ultra ortodossi di Giudaismo Unito Torah, con 7-8 seggi. La maggioranza però scenderebbe da 60 a 55-56 scranni in totale.
Elezioni Israele, come se la caverà l’opposizione di centro-sinistra?
Nell’opposizione di centrosinistra vi sono alcune novità.
Innanzitutto il partito di Lieberman, Yisrael Beiteinu, di cui si è già detto, che potrebbe ora rinnovare la propria posizione di contrasto a Netanyahu, forte anche di un progresso alle elezioni. I sondaggi lo vedono a quota 9-11 seggi, contro i 5 di aprile.
La posizione netta sugli ultra-ortodossi ha pagato.
In calo come il Likud la lista “Blue & White” del generale Gantz, principale oppositore del premier su posizioni centriste e liberali.
Avrebbe 30-32 seggi contro i 35 precedenti.
Sempre deboli e in declino i laburisti, una volta dominanti in Israele, fermi a 6 seggi, mentre emerge un nuovo partito di sinistra composto dalla sinistra radicale, da alcuni ex laburisti come l’ex leader Barak, eroe di guerra, dai verdi. Questa Unione Democratica, come si è chiamata, avrebbe tra i 5 e i 7 seggi, contro i 4 attuali.
Infine ci sono i partiti arabi, fermi a 10.
La sfida sarà la formazione di una coalizione. Un Netanyahu indebolito cercherà di governare ancora concedendo di più a un Lieberman rafforzato? Glielo concederanno gli alleati di destra? O si proverà a fare un governo di centrosinistra? Magari con il cambio di campo di Shas e dei religiosi che in passato si sono prestati, essendo più di sinistra sui temi economici, anche se conservatore su quelli sociali? E sarebbe accettata la partecipazione dei partiti arabi?
Si tratta di una delle elezioni più incerte in un Paese da sempre molto frammentato politicamente, certo molto interessanti da seguire
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