Una rivalità che finisce in matrimonio
Dato che venerdì scorso ho finito di parlare degli unici due after dinner degni di essere bevuti – Stinger e Rusty nail – oggi passiamo all’aperitivo. Qui a Milano i novellini lo chiamano apericena, inconsapevoli che a Milano l’aperitivo è sostanzialmente la prima cena.
Dopo o non si cena, o si cena verso mezzanotte.
In caso contrario si va a letto e la mattina c’è il brunch, una tortura inventata da JigSaw: consiste nel mettere 140 culi che si sono sbronzati la sera prima dentro un locale che ha solo due bagni.
L’aperitivo, invece, è una cosa seria.
Difatti l’abbiamo inventato noi, e ne esiste uno solo: si chiama Mito, acronimo di Milano Torino. Nasce a metà del 1800 quando milanesi e torinesi stavano sviluppando la stessa idea, ed è la storia di una rivalità che si conclude con un matrimonio. Nel 1786 a Torino c’era Carpano che dopo migliaia di tentativi era riuscito a inventare il vermut (sì, abbiamo inventato noi pure quello), un insieme di erbe aromatiche con un goccio di vino bianco.
È una bevanda deliziosa, che si può bere da sola con ghiaccio e limone come digestivo. Oggi sta venendo riscoperto e in Italia qui e lì spuntano aziende della madonna che lo esportano in tutto il mondo.
Il primo, comunque, è puro Torino
Prima si chiamava Punto e mezzo (in dialetto torinese Punt e mes). Il nome gli fu dato da un agente di borsa nel 1870 che beveva nella bottega di Carpano, e ordinava un vermut con aggiunta mezza dose di China Martini (fino dai tempi dei garibaldiiiniii…).
Fare cerimonie indu vestiti da imbecilli in un resort a Bali sarà pure un’esperienza che ti cambia la vita, ma vi assicuro che passeggiare per il centro storico di Torino, sbavare guardando secoli di Storia, fermarsi in un bar e bere un Punt e mes non solo è un’esperienza sublime: ti insegna anche molto di più.
Il secondo è l’essenza di Milano
Campari. Solo i milanesi potevano inventarsi un liquore capace di sbronzarti ammerda in tre sorsate, ma anche di farti svegliare la mattina dopo in grado di lavorare. È proprio la filosofia di Milano. Campari quando venne a sapere che a Torino c’era qualcosa che faceva fatturare si era precipitato a studiare, imparare e migliorare.
Nel 1860 torna nel suo bar in galleria a Milano e assieme a suo figlio si mette a miscelare, creando IL bitter. Campari sono 60 erbe segrete più zucchero, alcool e acqua (domani a pranzo guardatevi questo capolavoro).
Dolce e amaro sono fatti per incontrarsi
Nessuno sa chi l’abbia fatto per primo, ma qualche intraprendente barman prova a metterli insieme. Il motivo è abbastanza intuitivo, perché si basa sullo stesso principio del sour o della Coca Cola: dolce e amaro insieme. Il cocktail viene chiamato Milano Torino e il suo successo è più che meritato. Con il tempo, da questa base in giro per il mondo sono nate tante variazioni che lo potenziavano.
Arriva l’Americano, che è un’aggiunta di soda. Il Negroni, inventato dal Conte Negroni, che ci aggiunge il gin e tira fuori il ginepro. Lo sbagliato, che ci aggiunge prosecco e lo rende più vellutato. Il boulevardier, che ci aggiunge il bourbon e lo rende più amabile – ma non meno assassino. Il Rob Roy, che invece ci aggiunge lo scotch ed è una coltellata, ma deliziosa.
Sono tutti figli di Milano e Torino.
Ed è un ottimo punto di partenza.