Elezioni Israele 2019: sono le quarte Politiche in sei anni quelle che si terranno domani martedì 17 settembre 2019; come non mai, è alto il rischio per Netanyahu di perdere il potere.
Elezioni Israele 2019: un quadro politico tradizionalmente instabile e frammentato
Dal 2013 a oggi gli elettori israeliani sono stati chiamati a rinnovare la Knesset ben quattro volte. Una serie di tornate molto frequente per una democrazia consolidata, tuttavia, l’instabilità dell’arco politico israeliano non è una novità: basta dire che, dall’anno della fondazione Israele ha avuto 34 diversi esecutivi, in media un nuovo governo ogni due anni. In buona parte, tale situazione è alimentata da una legge elettorale sbilanciata sul proporzionale: un sistema necessario per dare voce a tutte le minoranze ma che tradizionalmente determina una rappresentanza parlamentare frammentata.
Tuttavia, all’interno di questa frammentazione e instabilità congenita del sistema israeliano, è riuscito a trovare una formula vincente il partito di centro-destra Likud: quest’ultimo, infatti, ha coagulato intorno a sé una coalizione che va dai liberali ai nazionalisti più intransigenti. L’alleanza tra Likud e partiti minori di destra e ultra-destra, tra l’altro, è stata alla base del successo di Benjamin Netanyahu che detiene il potere, praticamente senza sosta, da ormai un decennio.
Detto ciò, anche se alle ultime elezioni di aprile 2019 il Likud ha raggiunto quota 26,46%, il miglior risultato da oltre 15 anni, il rapporto tra il premier e i suoi alleati sembra essersi definitivamente incrinato: proprio il divorzio – causato da una controversa legge sul servizio militare obbligatorio anche per gli ebrei ortodossi – tra il premier e l’ex ministro degli Esteri e della Difesa Avigdor Lieberman, leader del partito laico di destra Israel Beytenu, ha di fatto imposto il ricorso anticipato alle urne. Entrando in crisi la coalizione di centro-destra, pur incentrata su un Likud in salute, potrebbe essere giunto al termine anche il dominio di Netanyahu.
Elezioni Israele 2019: Bianco e Blu riuscirà a superare il Likud?
Detto ciò, è chiaro che ancora prima di entrare nel vivo delle trattative parlamentari in vista della formazione di una maggioranza (posta a 61 seggi, sono 120 in tutto), i partiti si dovranno confrontare con i risultati delle elezioni. In questo momento, guardando i sondaggi, il Likud non dovrebbe superare quota 32 seggi, gli stessi che potrebbe conquistare Kahol Lavan, in italiano “Bianco e Blu”, il partito dell’ex capo di stato maggiore Benny Gantz e dell’ex giornalista Yair Lapid che ad aprile aveva preso 35 seggi, gli stessi del Likud, anche se con circa 15mila voti di scarto rispetto al partito di Netanyahu.
Ora, se Bianco e Blu prendesse più voti del Likud, si vedrebbe assegnato l’incarico di provare a formare una maggioranza. A quel punto, però, potrebbe solo cercare un’alleanza trasversale che oltre a Laburisti, in forte calo potrebbero prendere appena 6 seggi come alle ultime Politiche, e Israel Beytenu dovrebbe coinvolgere anche lo stesso Likud (senza Netanyahu) per essere abbastanza solida. Invece, se alla fine a prendere più voti fosse il Likud uno snodo fondamentale in chiave maggioranza sarà la possibilità di un nuovo accordo tra Netanyahu e Lieberman, al momento, molto difficile vista l’importanza della destra religiosa nella coalizione che sostiene il partito del premier.
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