Aumento stipendio docenti 2020: Fioramonti “100 euro o mi dimetto”

Aumento stipendio: 100 euro in più al mese per i docenti, uno degli interventi per ridare centralità alla scuola secondo il neoministro Fioramonti

Aumento stipendio docenti 2020: Fioramonti “100 euro o mi dimetto”

In una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, il nuovo ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha parlato delle priorità del governo a proposito di scuola, università e ricerca.

Aumento stipendio: “dare un riconoscimento agli insegnanti”

Interventi del governo sulla scuola già a partire dalla prossima Legge di Bilancio, assicura Fioramonti raggiunto dal quotidiano di Via Solferino. “Partire dalle emergenze” ha precisato il titolare del Miur, quindi “dare un riconoscimento agli insegnanti”. Un riconoscimento che nelle sue intenzioni dovrebbe essere, innanzitutto, “un aumento mensile a tre cifre”, più precisamente di 100 euro in più in busta paga.

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Necessario lo stanziamento di oltre un miliardo di euro dei due miliardi che vorrebbe fossero riservati all’istruzione con la prossima manovra. Se le risorse alla fine fossero inferiori, già ai tempi in cui ricopriva la carica di Sottosegretario, il neoministro aveva promesso le dimissioni; ai microfoni di Radio 24 del Sole 24 Ore ha recentemente rinnovato la promessa: “ovviamente ora è ancora più valida. Ora sono il ministro e quindi non ho scuse; non posso dare neanche la colpa a qualcun altro”.

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Quando i prossimi concorsi?

Tuttavia, il suo progetto è più in generale quello di riconoscere “l’importanza e la centralità” della professione di docente per cui, al di là del riconoscimento economico, Fioramonti si propone di “cambiare i meccanismi dei concorsi che sono farraginosi e complessi”. Detto ciò, per quanto riguarda i prossimi concorsi, il nuovo ministro si è proposto di far partire i bandi che erano in rampa di lancio sotto l’amministrazione di Marco Bussetti “entro fine 2019” ma anche di dotare la scuola di nuovi professori prima di settembre 2021”. Il primo passo in questo senso, a quanto si capisce, un intervento sul Decreto salva-precari: “i 55mila posti dei concorsi saranno divisi a metà tra precari e neo laureati”.

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