Come scegliere il cappotto da uomo

Pubblicato il 18 Settembre 2019 alle 18:03 Autore: Nicolò Zuliani
Come scegliere il cappotto da uomo

Oggi prenderemo in considerazione solo i cappotti classici, cioè quelli che potrebbero stare addosso al bisnonno o a tuo nipote senza sembrare ridicoli. Uscire da queste linee guida sconfina nel mondo della moda, di cui non mi intendo – né m’interessa entrare.

Ci sono tanti nomi e tanti tipi di cappotti, ma questa è una guida per principianti. Saper distinguere un Polo coat da un Ulster può interessare agli appassionati, ma spaventa a morte chi ha appena messo il naso dentro. Quindi partiamo dall’ABC, sarai tu se vorrai ad approfondire.

Il cappotto viene sottovalutato perché rispetto agli altri abiti la sua funzionalità è talmente importante da farci trascurare l’aspetto esteriore. Quando fuori c’è buio, nebbia e -10° ci interessa essere caldi, non belli. Ma si può essere entrambe le cose, quando impari che sono gli strati a tenere caldo, non il cappotto in sé. Maglietta della salute, camicia, gilet, giacca e soprabito terranno sempre più caldo di maglietta, felpa e piumino, e hanno anche il vantaggio di essere più gestibili; in base alla temperatura hai più opzioni intermedie.

Il cappotto formale

Cappotto Chesterfield

È fatto come una giacca mono o doppiopetto, solo che arriva fino alle ginocchia. È nero, blu o grigio scuro, in tinta unita o al massimo con trame sottilissime tipo spinato. È in loden o misto lana e oggi può avere l’imbottitura interna in sintetico, piuma d’oca o pelliccia, basta sia invisibile. I revere possono essere a dente o a lancia, ma non devono mostrare l’imbottitura tipo mafiosi anni ’30. È il cosiddetto cappotto da città, che va bene sia per l’ufficio che per una qualsiasi cerimonia.

Cappotto Raglan

I cappotti informali

Subito sotto c’è quello che molti chiamano “Loden”, largo con spalle a kimono; in realtà Loden è il nome del materiale, il nome giusto di quel cappotto che vedi in giro è Raglan. È il cappotto di Mario Monti, di banchieri e avvocati dello scorso secolo, tradizionalmente verde scuro con colletto semplice e taglio a mantellina.

Cappotto Loden

Pur essendo meno formale del Chester, di giorno lo può sostituire. Oggi sta decadendo perché da un lato è considerato il cappotto dei vecchi – ma vi giuro che un ventenne in Raglan fa effetto – e dall’altro perché, essendo di taglio largo, a livello termico non è il massimo. Altresì dicasi per il vero Loden, con le spalle cucite.

Ventenne in Raglan

British warm, Ulster, Covert, Polo: sono tutte versioni informali del Chesterfield. Il British warm ha martingala, piegone, risvolto sulle maniche e spalline per i gradi; è il cappotto da ufficiale militare per definizione. Sono in loden o lana cotta spessa e tengono un caldo micidiale, però non sono formali. Ho la fortuna di possederne uno con stampato nella fodera interna “Esercito Italiano 1957” e cucito a mano. Non mi ha mai fatto patire il freddo.

Cappotto Covert
Carlo in British warm

C’è il Duffle coat (o Montgomery), nato per i marinai, che resta stiloso pur essendo sportivo. Ha il cappuccio largo perché doveva starci il cappello della Marina ed è generalmente blu, ma si trova anche grigio. Arriva a metà coscia ed è il padre del Peacoat, che ne condivide le origini ma è ancora più corto, quindi sta bene solo ai ventenni o a quelli molto alti.

Cappotto duffle o Montgomery
Cappotto Peacoat



Per la mezza stagione, l’impermeabile è una gran comodità se fai parte di quelli a cui due gocce di pioggia non valgono lo sbattimento di tirarti dietro l’ombrello. Da uomo ne esistono solo due tipi: il trench o il Barbour. Il primo è quello eterno, talmente classico e perfetto che se oggi ne compri uno al mercatino dell’usato – evitando quelli con spalle a kimono – nessuno noterà mai la differenza.

Non hai idea della fatica a trovare l’immagine giusta.

È nato in verde nelle trincee della Grande guerra per riparare i soldati dalla pioggia, e da allora è stato onnipresente nel guardaroba maschile fino agli anni ’80, quando l’immagine del maniaco con addosso solo il trench lo fece sparire. Il trench classico, come tutti i soprabiti, arriva giusto al ginocchio.

Il Barbour lo si vede anche addosso a 007, ed è la versione adulta del giubbotto. È un grande capo che fino a qualche anno fa puzzava di cera, dato che al tempo incerare la stoffa era l’unico modo per renderla impermeabile. A me quell’odore fa impazzire, ma Leonora ha posto il veto quindi non lo vedrò mai. Il Barbour classico ha il colletto di velluto a coste, oggi sostituito con il colletto alla coreana. Si trova in marrone, verde e blu. A differenza del trench o del cappotto formale, non sta bene a tutti. Dipende molto dal tuo stile, e da dove ti trovi.

Cappotti svaccati

Aviatore: il “B-3” è nato assieme all’aviazione, quando i piloti riferirono che lassù si schiatta di freddo. Al tempo non esistevano tessuti tecnici e l’uomo s’inventò qualcosa in grado di riparare dagli spifferi della carlinga e contemporaneamente essere capace di sopportare temperature molto basse. Così presero una pecora e la rivoltarono, facendo nascere l’unica, vera giacca da aviatore. Poi è arrivato il modello A-2, quello meno pesante e con lana elastica attorno alla vita e ai polsi.

A-2

Nel caso del pelo interno, la differenza tra lana e sintetico è enorme. Nel giro di breve tempo il sintetico farà palline, si sgonfierà e la sua capacità d’isolamento termico crollerà. Riguardo alla pelle vera, più invecchia e più acquista carisma e carattere, mentre quella finta si spacca e diventa inguardabile.

Scegli sempre pelle vera e scegli sempre shearling.

L’alternativa più leggera è il giubbotto alla Maverick, che tiene solo il colletto in Shearling ma abbandona l’imbottitura, oppure quello da motociclista che abbandona anche il colletto. Sono sempre lo stesso capo che può essere di uno stile incredibile, se sotto ci metti una camicia e una cravatta.

Cappotto Garrick

Il Garrick

Ci sono cappotti che seppur bellissimi, oramai sono indossabili solo dai dandy. È il caso del Garrick coat, bisnonno del Chesterfield e che oggi sta bene soltanto col cilindro e il morning dress, roba che si indossa solo se devi incontrare Mattarella, la Regina d’Inghilterra o il Papa.

Tabarro

Purtroppo, è anche il caso del tabarro.

Si tratta del capostipite di tutti i cappotti e anche per questo ha un fascino intramontabile; alcuni stanno meritoriamente cercando di riportarlo nei nostri malandati tempi, ma il solo posto dove il tabarro riesce a mantenere la regola di Brummel è tra le calli di Venezia. Io ne ho uno, e quando torno a casa lo metto. Ma fuori dalla laguna perde la protezione della Storia e della tradizione, e stona.

Nelle puntate precedenti:
TEORIA [01. Brutti, poveri e dignitosi] – [02. Il puzzle invisibile] – [06. Come evitare di buttare soldi] – [10. Non devi essere elegante, solo appropriato] – [18. Come abbinare le fantasie da uomo (nei vestiti, dico)] – [19. Come abbinare i colori]

PRATICA [03. Come scegliere le scarpe] – [04. Scarpe formali e scazzate]
[05. Come scegliere i calzini] – [07. Come scegliere i pantaloni] – [08. Come scegliere i jeans] – [09. Come scegliere la cintura] – [11. Come scegliere la camicia] – [12. Le stoffe della camicia] – [13. Come scegliere la polo] – [14. Il gilet, grande paraculo] – [15. Come riconoscere i tipi di giacca da uomo (e quando metterli)] – [16. Com’è fatta una giacca e come portarla] – [17. Come scegliere la cravatta (e quando metterla)] – [17. Come scegliere e mettere il fazzoletto da taschino] – [18. Come scegliere il cappotto da uomo] – [20. Come scegliere il cappello da uomo] – [21. Come scegliere gli accessori da uomo] – [22. Come farsi un guardaroba da zero] – [23. Come fare lo spezzato e le combinazioni che vanno sempre bene]

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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