Costituzione italiana rigida: cosa significa e perché è scritta così
Costituzione italiana rigida: che cosa significa in concreto e quali sono state le motivazioni politiche alla base della scelta della “rigidità”.
La Costituzione italiana è la fonte di diritto per eccellenza nel nostro paese. Essa è anche definita come la legge fondamentale dello Stato italiano ed è posta al vertice della gerarchia delle fonti nell’ordinamento giuridico italiano. Talvolta si sente parlare di “Costituzione rigida” o di “rigidità della Costituzione”: vediamo allora perché è usata questa espressione e quale finalità ha.
Costituzione italiana rigida: quali caratteristiche comporta
La Costituzione italiana è caratterizzata dall’essere prevalente su qualsiasi altra legge o norma che, eventualmente, contrasti con essa. Ne consegue che laddove la Corte Costituzionale rilevi tale contrapposizione tra norma costituzionale ed altra norma, sarebbe costretta ad annullare quest’ultima. La prevalenza della Costituzione su tutte le altre fonti del diritto è però data anche dalla sua caratteristica di rigidità.
In sintesi, Costituzione italiana rigida significa impossibilità di modificare il testo entrato in vigore nel 1948, attraverso l’ordinario processo legislativo. Se così fosse – secondo il gergo dei costituzionalisti – si parlerebbe invece di Costituzione flessibile. Non è sufficiente insomma la maggioranza semplice di Senato e Camera dei deputati, è necessaria una speciale procedura di revisione, più complessa e finalizzata – appunto – a modificare, integrare o abrogare disposizioni di rango costituzionale.
In base all’art. 138 della Costituzione italiana, le leggi mirate a revisionarla debbono essere approvate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. A garanzia dell’assetto democratico del paese, è previsto anche che le leggi di revisione siano sottoposte a referendum popolare (il cosiddetto “referendum confermativo”, che non ha bisogno di apposito quorum) se, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
La legge vagliata dal referendum non è promulgata dal Capo dello Stato, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Ma la Costituzione stabilisce anche che il referendum non è ammesso, laddove la legge di revisione sia stata approvata nella seconda votazione, da Camera e Senato, con la maggioranza di due terzi, vale a dire la cosiddetta maggioranza qualificata.
Perché è stata scelta una Costituzione rigida?
La motivazione della rigidità del testo costituzionale fu essenzialmente di natura politica. La scelta fu così orientata in quanto l’Assemblea Costituente volle redigere un testo difficilmente modificabile (se non con le complesse procedure accennate), al fine di non rischiare che eventuali nuovi regimi politici estremistici o dittatoriali (come quello all’epoca appena tramontato), potessero con facilità stravolgerne i principi essenziali e l’assetto repubblicano, mettendo in grave rischio i diritti e le libertà sancite nella Costituzione stessa.
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